Coerentemente con i miei attuali e modesti interessi, in questo breve post tento di presentarvi un libro di Dorothy Crawford, "Il nemico invisibile - storia naturale dei virus". L'autrice, virologa, è stata docente di microbiologia medica all'Università di Edimburgo.
La traduzione di P.E. Cicerone sulla prima edizione inglese è stata pubblicata per i tipi di Raffaello Cortina Editore nel 2002: a mio modesto parere, esso è un testo validissimo, anche a distanza di vent'anni e forse assai migliore di tanti altri che sono stati pubblicati dopo, in tempi più vicini a noi.
Una seconda edizione riveduta e ampliata - Viruses: the invisible enemy - è stata pubblicata nel novembre 2021 in lingua inglese da Oxford University Press.
Luglio 1967, Motaba River Valley (Zaire): i mercenari statunitensi hanno di fronte un nuovo nemico che li colpisce con disastrose emorragie. Non è un gas tossico, bensì un virus emerso dal cuore della foresta pluviale. I militari distruggono tutto con una bomba ad alto potenziale. Ma trent’anni più tardi lo stesso virus riemerge negli Stati Uniti. Solo la competenza e il coraggio di una squadra di medici riescono a domarlo.
Questa non è che la trama di un film, Virus letale (1995), con Dustin Hofmann - nei panni del colonello e ricercatore medico Sam Daniels - e Morgan Freeman - nei panni del generale Ford. Essa tuttavia tratteggia la comparsa reale di uno dei virus più terrificanti, Ebola, un filoviridae che è causa di una grave febbre emorragica.
Probabilmente è vero che l'utilizzo dei virus come arma batteriologica - tema di fondo del film di cui sopra - rappresenta oggi una delle più temibili minacce nei confronti dell'umanità.
I virus entrano nel nostro corpo silenziosamente e ne invadono le cellule senza farsi notare. Uno di loro, quello del vaiolo, nel ventesimo secolo ha ucciso trecento milioni di persone. E oggi che abbiamo gli strumenti per opporci a questi antichi avversari (in primis i vaccini, accanto a qualche farmaco antivirale), ne emergono di "nuovi" - come ci è ormai noto, anche grazie all'esperienza della recente pandemia - minacciando di diffondersi a livello globale.
L'autrice, verso la fine del testo (pp. 240-241), accenna sorprendentemente al monkeypox, che oggi è sbandierato in modo poco appropriato dai media ma che già allora era noto agli esperti di malattie infettive: ricordo che il testo della Crawford è del 2002 e in letteratura articoli sul tema si leggevano già a metà degli anni Novanta.
Negli studi dell'OMS, citati dalla Crawford, gli autori sottolineavano come il reservoir del virus fosse costituito principalmente dai roditori e i più colpiti, in Africa, fossero i bambini.
Dietro suggerimento di un amico, colgo l'occasione per ricordare che:
- gli scoiattoli e altri roditori costituiscono il principale serbatoio naturale del monkeypox virus;
- gli scimpanzé, in quanto primati che condividono il 94% del patrimonio con la nostra specie, come noi sono "vittime e non carnefici" (cfr. Pikaia il Portale dell'Evoluzione, Uomo e scimpanzè sono più lontani: 7 gennaio 2007, "Uomini e scimpanzè hanno un patrimonio genetico comune di circa il 94%, quindi presentano geni eclusivi di ciascuna specie per solo il 6% del genoma. Questo è quanto asseriscono, in una ricerca congiunta, quattro gruppi di ricercatori di differenti università: la Bristol University, la University of Colorado, la University of Michigan e la Indiana University of Bloomington").
- gli omosessuali sono stati tirati dentro questa storia in maniera ignobile - maniera che ricorda le colpevolizzazioni moraliste di quarant'anni fa, quando cominciava a diffondersi in maniera massiccia l'infezione da HIV.
I virus, questi nemici invisibili - donde il titolo del libro - si sono evoluti insieme alle specie che hanno portato alla nostra, Homo sapiens. Moltissimi di loro coesistono da tempo immemorabile con i nostri organismi, senza danno reciproco: tuttavia, basta una improvvisa mutazione per cambiare drasticamente le cose.
Le deforestazioni, i cambiamenti dell’ecosistema, l’inquinamento, l'urbanizzazione selvaggia e la concentrazione forzata di individui (polli da batteria, suini di allevamento, esseri umani in grandi metropoli...) contribuiscono sempre più alla causa di questi ribelli, favorendo le mutazioni: eppure, sostiene l'autrice, il futuro non ci riserva solo scenari da incubo, perché i virus potrebbero anche rivelarsi in qualche modo amici.
Come scrive nell’introduzione all'edizione italiana il professor Giampiero Carosi, emerito di Malattie infettive e tropicali all’Università di Brescia, la “tenzone fra virus e uomo” è destinata a continuare senza fine, dal momento che la lotta per la sopravvivenza è il motore stesso della vita.
Io, nell'opera che diedi alle stampe QUI con il professor Barbazza un paio d'anni fa, fui forse più drastico ma generalizzavo, estendendo l'affermazione a tutti i microbi (includendo batteri, protozoi, miceti) e preconizzando la loro inevitabile vittoria nella lotta con Homo: anche se la nostra specie dovesse estinguersi, essi continueranno ad esistere, almeno fino a quando esisterà la vita sul nostro pianeta, così per quanto la possiamo conoscere.