venerdì 15 agosto 2025

Ci sono litanie e litanie...

Caravaggio, Assunzione della Vergine, part.

Oggi dovrebbe essere un giorno di festa. E per me, ovviamente, non lo è, come sempre, da quando qualcuno ha deciso che il mio destino deve contemplare quel maledetto anello al dito che non voglio mettere e in nome del quale è stato lecito sacrificare qualsiasi progetto avessi per la mia esistenza. 

Non sapevo quello che volevo perché non volevo quello che altri avevano già deciso per me. Mi sono sentito dare dello "stronzo" anche stamattina per aver ribadito ancora una volta il mio rifiuto. La giornata è iniziata presto con una solenne litigata in casa e la giornata mi vedrà chiuso nel mio studio a preparare lezioni, invece che uscire per godere della bella giornata di sole.

"Matrimonio... matrimonio... matrimonio... matrimonio... matrimonio..." è un'emetica litania che tentano di ripetermi da trent'anni, senza sortire l'effetto sperato. E mentre porto il padreterno a fare un giro per la fattoria, quella famigerata parola risuona nelle orecchie e aumenta solo la nausea di fronte a una scelta di vita che non mi appartiene.

Quando si parla di litania, viene in mente una forma di preghiera formata da una serie di invocazioni intonate da chi guida la preghiera a cui tutta l'assemblea risponde con una frase sempre uguale: ora pro nobis - prega per noi. 

Qualcuno usa il termine in modo spregiativo per indicare una cosa ripetuta fino alla noia e oltre: nel mio caso, una scelta di vita che risuona come un dovere - un must inglese, un mussen tedesco - nei confronti della famiglia e della comunità. 

In realtà, la ripetizione sempre uguale di una formula è una caratteristica di molte forme di preghiera, non solo cristiane: pensiamo ai mantra delle religioni orientali. Di certo, le mie imprecazioni, a cui qualcun altro risponde: matrimonio, non sono esattamente quello che si intende per forme di preghiera.

Si legge, anche sul web, che la pratica di forme di meditazione mantra abbia effetti benefici a livello psicologico e anche fisico, conducendo la mente e il corpo a uno stato di quiete e di serenità interiore. 

La preghiera litanica, con la sua ripetizione insistente e sempre uguale, fa perdere al fedele la scansione del tempo e apre alla dimensione dell'Eterno: anche in questo è certamente l'opposto dell'ossessione, che fa perdere la pazienza, provoca disagio e ha per scopo la possessione da parte di chi l'impone.

La preghiera litanica è invece liberante e rasserenante. 

Le Litanie lauretane risalgono agli inizi del 1500 e sono state diffuse dal Santuario di Loreto. L'abbinamento alla preghiera del Rosario (anche questa composta da più serie di Ave Maria ripetute a gruppi di dieci) si deve a San Pio V, all'indomani della Battaglia di Lepanto (1571). Le invocazioni furono approvate da Sisto V (1587), corredate da indulgenze e arricchite successivamente per volontà di altri pontefici. 

Come tutti i testi liturgici, hanno ispirato nel corso del tempo molti compositori. L'interpretazione musicale che propongo oggi, in questa Solennità dell'Assunzione di Maria, è opera di Mozart quindicenne, appena ritornato a Salisburgo dopo il suo primo viaggio in Italia. 

La pagina, composta per voci, archi e basso continuo, è ispirata all'estetica del tempo, che forse sacrifica la dimensione mistagogica alla ricerca del gusto estetico e dell'equilibrio formale. Per carità: "la bellezza salverà il mondo", andava ripetendo San Giovanni Paolo II riprendendo Dostoevskij.  


Chi salverà me dalla follia nuzialista familiare, proprio non lo so. A voi che festeggiate questa giornata, auguro ogni bene. A me toccano il digiuno e l'ennesima penitenza nel silenzio e nella solitudine.

martedì 12 agosto 2025

Sole, natura e... un cardellino!

La pioggia ci ha regalato giorni di tregua ed è esploso il sole a baciare i belli e anche Belluno con tutta la sua valle. 

Guai a chi si lamenta del caldo: io mi lamento solo di non essermi potuto trasferire in paesi caldi ma mi godo lo stesso le vacanze e la natura, a cominciare dalla mia Sarracenia.

Ho appena terminato di abbozzare una lezione sugli organismi anaerobi e ora esco a godere la natura in tutta la sua prepotenza.

I pomodori cominciano ad arrossire per bene; le rose rinnovano i loro fiori, anche se con una produzione ridotta rispetto a maggio.

Rodio mal tollera il caldo e sonnecchia sul divano pretendendo coccole e carezze...

Meglio così: le lucertole sono libere di scorrere tra i vasi e di stare in mezzo ai pomodori, mentre gli uccellini cinguettano sugli alberi come questo cardellino...


... beh, no! I cardellini che vivono qui ancora non hanno imparato a suonare il concerto per flauto e archi tratto dall'opera 10 di Vivaldi che potete ascoltare nel video. Provate a seguire la melodia dell'adagio, nel ritmo di una siciliana...


... buon ascolto, buon esercizio e buon proseguimento!


lunedì 4 agosto 2025

Il freno a mano...

A questo link QUI è possibile vedere un breve video con alcuni scatti che ho fatto alle mie piante carnivore, con riferimento alla Sarracenia e alla Dionea. Avevo anche la Nepente e la Drosera, ma il freddo dell'inverno ha passato la sua falce; e in casa io tengo temperature non superiori a 12°C d'inverno, benché sia un amante del caldo tropicale.

In qualche paese dal clima tropicale e caldo mi sarebbe piaciuto trasferirmi, ma non mi è stato possibile, per questioni familiari sulle quali non mi dilungo ma che il mio affezionato lettore potrà immaginare. Ora potrei, ma sono troppo vecchio (lavorativamente parlando) e le mie condizioni di salute non mi permettono di stare troppo lontano dall'assistenza sanitaria che solo un paese industrializzato può garantire. Non posso pensare nemmeno di andarci in vacanza, per lo stesso motivo. 

Mi limito a vedere documentari e, di recente, anche qualche film ambientato ai tropici. Qualche giorno fa ho visto "Delitto ai caraibi", ambientato nell'isola della Martinica (sopra vedete la posizione nella cartina da me disegnata), con la città di San Pierre dominata dal vulcano La Pelee

Mare e spiagge sono eccezionali e così anche il paesaggio interno.

Sulla cartina di cui sopra, tutte le isole in rosso sono di interesse vulcanologico, con vulcani attivi o quiescenti che disegnano il sistema arco-fossa delle Antille. 

Sul sito dell'INGV, alcuni vulcanologi italiani raccontano le eruzioni e gli studi su questi vulcani. Metto i link a qualche articolo che ho letto di recente:

https://www.ingv.it/newsletter-ingv-n-9-novembre-2020-anno-xiv/piccole-antille-i-vulcani-del-mar-dei-caraibi

https://ingvvulcani.com/2021/04/12/la-soufriere-2021-cronaca-di-un-eruzione-violentissima/

https://ingvvulcani.com/2021/04/15/la-soufriere-di-saint-vincent-un-viaggio-nella-storia/

https://ingvvulcani.com/2021/04/28/catastrofi-inevitabili-e-catastrofi-reali-i-vulcani-dei-caraibi/

Come si evince leggendo questi resoconti, le eruzioni esplosive sono state anche fonte di distruzione per città importanti come San Pierre (1902) e come Plymouth (1995-7), nell'isola di Montserrat. Tutto questo non mi scoraggia tuttavia dalla voglia di andarci, almeno come turista: d'altronde, vivo in una zona di classe 1 per il rischio sismico, non vedo perché dovrei temere quello vulcanico

Almeno i vulcani quasi sempre annunciano le loro eruzioni e sono continuamente monitorati dagli esperti, considerando deformazioni del suolo, composizione dei gas vulcanici e altri parametri fisici relativi, sciami sismici, etc. I terremoti non si annunciano, irrompono e basta: attualmente non si possono prevedere. 

Ai terremoti, aggiungete lo scioglimento dei ghiacciai, le frane, i crolli in montagna e gli eventi atmosferici intensi che accadono anche qui, dove abito io. Non vedo perché debba temerli in altre parti del mondo. 

E qui la mentalità rétro dei miei familiari (da parte di padre), per i quali è meglio non vivere per la paura di morire, si scontra con l'invidia che ogni tanto provo per coloro che escono dalla commedia di questo mondo vivendo intensamente una loro passione. 

A me hanno trovato più comodo negare pure le passioni; e alla fine si muore anche così, lentamente, col freno a mano tirato, come ho avuto modo di scrivere recentemente in un mio stato di whatsapp.


Ma, sapete, prima delle passioni ci sono la famiglia, il matrimonio, la comunità, la parrocchia, la patria, i fascisti, i socialisti, le tessere, etc... per restare in tema (di Antille), affogherò tutto in un bicchierino di rhum.

sabato 2 agosto 2025

Fulmini vulcanici?


L'altro giorno pubblicavo un post sulle eruzioni vulcaniche esplosive e il Lewotobi Laki-Laki, sull'isola di Flores, nell'Arcipelago indonesiano, torna a farsi sentire e a far parlare di se, grazie allo scatto di un fotografo che ha fatto il giro del mondo e che ha immortalato un fulmine attraversare la colonna piroclastica.


Il dettaglio del fulmine è raccontato già da Plinio il Giovane nella descrizione dell'eruzione del 79 d.C. e riportato in molte raffigurazioni del Vesuvio. Scrive Plinio nella seconda lettera a Tacito che la "nube nera e terrificante, lacerata da lampeggianti soffi di fuoco che si esplicavano in linee sinuose e spezzate, si squarciava emettendo delle fiamme dalla forma allungata: avevano l'aspetto dei fulmini ma ne erano più grandi".


Altri video e foto di fulmini vulcanici sono state catturate dai turisti osservando le eruzioni del vulcano Fuego in Guatemala (sopra) o di Anak Krakatau nello Stretto della Sonda, sempre in Indonesia, sulle cui isole si concentrano moltissimi vulcani esplosivi, alle pendici dei quali sono stati elevati un tempo imponenti templi in onore di Shiva - il distruttore - e di altre divinità indù, che hanno resistito alla potenza delle eruzioni e sono stati risparmiati dalle loro conseguenze.


Shiva è il dio indù della distruzione e della trasformazione, che fa parte di un ciclo cosmico di creazione, mantenimento e distruzione. La distruzione operata da Shiva è vista come necessaria per la rigenerazione e il rinnovamento, non come un atto malvagio. 

A Brahma, il dio indù della creazione, è consacrato il vulcano Bromo, sull'isola di Giava, nel cratere del quale i devoti gettano offerte in denaro o primizie al fine di ingraziarsi i favori della divinità e i molto meno devoti scendono a recuperarle per garantirsi il vitto.


A proposito dei fulmini vulcanici, ieri sera ho scambiato qualche messaggio sul tema con Alberto, il collega di filosofia. La loro origine è dovuta probabilmente allo sfregamento tra le particelle che compongono la cenere vulcanica in ascesa: gli studi di elettrostatica ci insegnano che sfregando una bacchetta di vetro (formato da silicati alcalini) o di zolfo, queste si caricano. Guillame Dufay, fisico del XVIII secolo, parlava di elettricità vetrosa e di elettricità resinosa; Benjamin Franklin di cariche positive e di cariche negative

Le prime considerazioni sui fulmini vulcanici risalgono al 1782 e sono opera di Alessandro Volta ma un recente studio approfondito sul fenomeno è stato pubblicato nel 2022 da Corrado Cimarelli e Kimberly Genareau

Una revisione dell'elettrificazione vulcanica dell'atmosfera e dei fulmini vulcanici - ScienceDirect 

Nell'articolo sono esaminati i meccanismi dell'elettrificazione vulcanica e sono riassunti i recenti progressi nello studio di questi fenomeni, grazie a indagini sul campo e ad esperimenti in laboratorio. Infine, sono evidenziate le sfide e le direzioni future della ricerca sui fulmini vulcanici.

PS: perché la foto di un drago di Komodo in apertura? Perché l'isola di Flores costituisce la principale via d'accesso al Parco Nazionale di Komodo: da Labuan Bajo, la maggiore città di Flores, si parte per accedere alle isole abitate da questo sauro unico al mondo.

giovedì 31 luglio 2025

Vulcani, eruzioni e video vari...

Raccolgo in questo post alcuni video a tema vulcanico: quasi tutti sono spezzoni di documentari che ho ripreso con il cellulare mentre li trasmettevano in televisione. Ad essi premetto il celebre esperimento del vulcano, che fa divertire i bambini più piccoli ma che ha il pregio di mettere in evidenza l'importanza dei gas nella dinamica delle eruzioni esplosive.

I gas vulcanici sono formati da vapore acqueo, anidride carbonica, composti dello zolfo, HCl e HF. Quello dell'esperimento puerile è CO2, ottenuta per reazione di un acido con un carbonato (bambini di quinta, lo volete imparare una volta per tutte???): quella stessa CO2 che troviamo nelle bibite gassate e negli spumanti e che li fa zampillare quando apriamo la lattina o la bottiglia dopo energica agitazione.

Altro parametro fondamentale è la viscosità del magma: per (far) intuire in parte ai nostri discenti come il suo rapporto con il gas possa influenzare un'eruzione, provate a prendere una cannuccia e a soffiare prima in un bicchiere con acqua, poi in un altro con del succo di frutta (alla pesca o alla pera), poi in un altro ancora con della conserva di pomodoro e infine in un ultimo bicchiere con del miele (fluido altamente viscoso). Descrivete quello che succede in ogni caso e soprattutto osservate la forza con cui dovete soffiare per ottenere le bollicine sulla superficie del liquido.

La viscosità del magma (ossia la capacità di opporsi allo scorrimento) dipende dal contenuto di silice: all'aumentare del secondo, aumenta la prima e aumenta la capacità del magma di trattenere i gas vulcanici, determinando un aumento di pressione all'interno del serbatoio magmatico. 

La rassegna di video sulle eruzioni esplosive comincia a Stromboli, nelle isole Eolie, che nell'insieme formano un arco vulcanico tuttora attivo e oggetto di studio e di monitoraggio da parte dei vulcanologi.

Studiando l'ultima eruzione di Vulcano, tra il 1888 e il 1890, Giuseppe Mercalli (1850-1914) introdusse l'aggettivo vulcaniana per indicare un'eruzione esplosiva, annunciata da scoppi analoghi a colpi di cannone, con la formazione di una colonna eruttiva, la ricaduta di materiali solidi sull'edificio vulcanico - alcuni del diametro di 2 o 3 metri, detti bombe vulcaniche - e una colata di lava molto viscosa. Eruzioni di questo tipo sono state descritte, ad esempio, anche per lo Stromboli (11 settembre 1930), per il vulcano Galeras, in Colombia, e per Anak Krakatoa nello stretto della Sonda.


L'eruzione più celebre della storia rimane quella che nel 79 d.C. ha distrutto Ercolano e Pompei, raccontata da Plinio il Giovane in due importanti lettere a Tacito che costituiscono il primo resoconto scritto di un evento di questo tipo. 

Nel corso dell'evento trovò la morte anche lo zio dello scrivente, Plinio il Vecchio. Quest’ultimo, che si trovava con il nipote a Capo Miseno, dove comandava una flotta romana, il 23 agosto (o 23 ottobre?) del 79 verso le 13 osservò una grande nube a forma di pino che si levava dal monte. 


Uomo di vastissima cultura e di forte carattere, Plinio il Vecchio volle studiare il fenomeno da vicino e contemporaneamente portare soccorso alle popolazioni in fuga, mettendo a rischio la propria vita. In queste due lettere, Plinio il Giovane racconta quell’episodio e ci dà, di prima mano, la descrizione precisa e suggestiva dell'eruzione e delle sue terribili conseguenze: l'innalzarsi della colonna eruttiva, la pioggia di pomici, il tremore della terra, il ritiro del mare, la nube piroclastica, nera e terrificante, lacerata da lampeggianti soffi di fuoco [...] che poco dopo calò sulla terra e ricoperse il mare. Ancor oggi eventi di questo tipo prendono il nome di eruzioni pliniane.

La distruzione di Pompei ha ispirato poeti, pittori QUI, qualche regista e anche autori di opere teatrali. L'ultimo giorno di Pompei è un melodramma in due atti di Giovanni Pacini (1796-1867), su libretto di Andrea Leone Tottola (1800?-1831?). 

L'opera debuttò con grande successo al teatro San Carlo di Napoli, il 19 novembre 1825, con Adelaide Tosi, Giovanni David, Luigi Lablache e Michele Benedetti. Nel video seguente ascoltate la scena immediatamente successiva al fragore dell'esplosione vulcanica, mentre in cielo si leva la colonna eruttiva, con lo sgomento dei personaggi che temono di aver suscitato la collera degli dei compiendo scelte errate in termini di giustizia e di morale.


L'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., pur nella sua tragicità, non è ricordata come la più mortale della storia. L'eruzione del Tambora, in Indonesia, nel 1815 causò la morte diretta di circa 100.000 persone e, a causa delle conseguenze climatiche, la morte indiretta di milioni. L'eruzione del Krakatoa del 1883 ne causò oltre 36.000 e più recentemente, nel 1985, l'eruzione del Nevado del Ruiz in Colombia causò circa 25.000 vittime.

Anche l'eruzione del vulcano La Peleé, nelle Piccole Antille, causò circa 30.000 vittime: l'8 maggio 1902, una nube piroclastica originatasi dal crollo di un versante dell'edificio vulcanico ha travolto e distrutto la città di Saint Pierre. Due soli i sopravvissuti: un ciabattino, la cui abitazione si trovava in una posizione protetta da un rilievo; e un detenuto, rinchiuso nella cella d'isolamento del carcere, al quale il poeta Giovanni Pascoli dedicò l'ode "Il negro di Saint Pierre".


Ultima eruzione che ricordo è quella del vulcano Sant'Elena, negli USA, risalente al 18 maggio 1980: osservate il confronto tra il prima (sx) e il dopo (dx).


I vulcani: rischio o risorsa? Nei materiali eruttati si celano minerali preziosi per l'agricoltura e per l'industria. Tra questi figura lo zolfo, di cui ho detto e ridetto più volte nel blog. Anche se oggi si ricava dalla raffinazione del petrolio, QUI, esistono ancora miniere di questa risorsa. 

Il penultimo video evidenzia le terribili condizioni di lavoro dei minatori sul vulcano Kawah Jien, nell'isola di Giava (Indonesia). Essi estraggono lo zolfo che si deposita nel cratere, nei pressi di un lago le cui acque hanno un pH molto acido per la presenza di acido solforico in esse disciolto.


Una miniera di zolfo, oggi abbandonata, si trova sulla White Island, un vulcano in Nuova Zelanda, altra terra geologicamente molto attiva, come possiamo vedere da questo breve video che mostra una sorgente termale importante per la cultura Maori.


Tutta questa rassegna di isole e di vulcani costituisce per me un insieme di sogni vacanzieri che rimarranno tali: ho le ferie in alta stagione e il mio stipendio non mi permette di fronteggiare gli inevitabili costi, oltre ai problemi di salute che mi impediscono di viaggiare come vorrei. Problemi di salute che la noia aggrava ogni giorno di più: e la noia si trasforma poi in nausea, grazie ai soliti stolti e inutili predicatori di pezzi di metallo al dito. 

E allora, l'unica Isola di fuoco che potrei frequentare è quella del vecchio gioco da tavolo dove tutti potevamo improvvisarci Indiana Jones e cercare di sottrarre il gioiello al demone che poi manifestava la sua ira rendendo ardua la fuga attraverso una giunga intricata, ponti pericolanti e bombe vulcaniche che assumevano le dimensioni di roteanti biglie rosse. 

lunedì 28 luglio 2025

Bach e Liszt

28 luglio 1750. Johann Sebastian Bach morì a Lipsia, all'età di 65 anni, dopo essersi sposato due volte, aver messo al mondo una ventina di figli e aver lasciato una cospicua produzione musicale che ha il pregio di avere raccolto tutte (o quasi) le conoscenze intorno alla musica a lui precedente e di aver gettato le basi per quella a lui successiva.

Per ricordare il vecchio Bach propongo l'ascolto del Preludio e fuga in La minore per organo nella trascrizione pianistica di Liszt...

... buon ascolto e buona estate!

MC

venerdì 25 luglio 2025

Arsenico e vecchi laghetti

Scorrendo le ultime notizie dal mondo scientifico (e microbiologico in particolare) sulla newsletter di Nature, ho adocchiato un articolo, datato 24 luglio, a firma di Lauren Wolf [1], che sottolinea come una pubblicazione sull'improbabile "vita dell'arsenico" sia stata ritrattata a quindici anni dalla sua pubblicazione. [2]

Nel 2010, alcuni ricercatori avevano riferito di aver identificato un microrganismo, appartenente al genere Halomonas, presente nel lago Mono, in California, in grado di utilizzare l'arsenico, elemento tossico per moltissime forme viventi, al posto del fosforo nelle sue molecole biologiche.

Il fosforo, come anione fosfato, è presente nei nucleotidi (monomeri costitutivi degli acidi nucleici che svolgono anche altre funzioni, come GDP, AMP, AMP ciclico, ADP e ATP) e nelle molecole fosforilate attivate: glucosio-6-fosfato e altri monosaccaridi fosforati (ribosio, fruttosio), amminoacidi e proteine (con varie funzioni), precursori dei lipidi, vitamine (es. tiamina-pirofosfato o TPP) e altri intermedi metabolici, etc.

Questo articolo controverso, nel quale gli autori sostenevano che il microrganismo potesse prosperare grazie all'arsenico, sottoforma di anione arseniato, è stato recentemente ritrattato dalla rivista Science, quasi 15 anni dopo la sua pubblicazione originale. 

La decisione dell'importante rivista è stata elogiata da alcuni scienziati, che affermano che si aspettava da tempo in quanto il legame As-estereo è cineticamente instabile [3] e nell'ambiente As non è esclusivamente presente ma c'è sempre il fosfato [4]. 

Forse si poteva invece cautamente supporre che tale microorganismo fosse tollerante a dosi importanti di As, normalmente letali per altri. [5],[6]

Gli autori dell'articolo non sono d'accordo: confermano i loro dati e sostengono che la ritrattazione non sia giustificata.

Quando l'articolo è stato pubblicato, Science riservava le ritrattazioni principalmente ai casi di cattiva condotta: così afferma il caporedattore della rivista Holden Thorp nella dichiarazione di ritrattazione dell'articolo. Da allora, la rivista ha ampliato i suoi criteri per stabilire cosa giustifichi una ritrattazione. Scrive Thorp: "Se i redattori stabiliscono che gli esperimenti riportati in un articolo non supportano le sue conclusioni chiave", come nel caso di questo articolo, una ritrattazione è ora appropriata.

In una lettera aperta, tutti gli autori dell'articolo, tranne uno, hanno affermato che Science ha oltrepassato le linee guida del Committee on Publication Ethics, un gruppo consultivo che raccomanda le migliori pratiche per l'editoria accademica. Anche i rappresentanti della NASA, l'agenzia che ha finanziato il lavoro originale, hanno espresso disappunto per la ritrattazione.

RIFERIMENTI

[1] https://www.nature.com/articles/d41586-025-02325-z

[2] https://www.science.org/doi/10.1126/science.adu5488

[3] https://pubs.acs.org/doi/10.1021/cb2000023

[4] https://www.science.org/doi/10.1126/science.1201482

[5] https://www.science.org/doi/10.1126/science.1219861

[6] https://www.science.org/doi/10.1126/science.1218455

mercoledì 23 luglio 2025

Appunti frettolosi sugli estremofili


Ho costruito questo post riportando, copy & paste, alcune sottolineature da abstract, libri e manuali dedicati agli estremofili, ai loro habitat e alle loro possibili applicazioni nelle biotecnologie. L'ho fatto pensando a un possibile futuro uso didattico delle informazioni, e per ora le condivido così, ripromettendomi di tornarci su in modo più organico e strutturato.

Nelle mie povere, piccole e modeste "Convivenze difficili" (il libro linkato a fianco) ho dedicato un capitolo a Thomas Brock e qualche altra riga ai caratteri generali di questi procarioti nella parte finale: troppo poco, vista la vastità dell'argomento, ma aspetto che a scriverne, anche in chiave divulgativa, sia qualche esperto del settore.


Contrariamente alla percezione comune, gran parte della Terra è quanto viene spesso definito un "ambiente estremo": eppure, per gli organismi che vivono in questi luoghi, è semplicemente quello chiameremo casa. Essi si sono adattati per prosperare in questi ambienti e, nel processo, hanno sviluppato molti adattamenti unici a livello molecolare e "omico". 

L'interesse degli scienziati per questi organismi è in genere rivolto al modo in cui essi stessi e i loro prodotti possono essere sfruttati per applicazioni biotecnologiche e agli ambienti in cui si trovano, mentre il grande pubblico è più affascinato dalla loro deviazione dalla "norma": ma siamo sicuri che non si tratti della regola anziché dell'eccezione e che la vera eccezione non sia rappresentata dagli organismi aerobi? Questi organismi hanno molto di più da dirci sulla Vita e sulla miriade di modi in cui svolgono processi biologici "semplici" (virgolette d'obbligo!).


Nel video che trovate QUI rivedete la puntata di Quark del 23 aprile 1991, con un servizio dedicato alle prime esplorazioni delle sorgenti idrotermali nel Tirreno presso Panarea (da 10' circa): un ambiente tra quelli prediletti dagli estremofili.

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Microbi felici in nicchie ostili. Un simposio sugli estremofili

Vicente Rubio, Microbiologia Internazionale, 2004

Microbi felici in nicchie ostili. Un simposio sugli estremofili. Il Belgio può vantare il privilegio di aver avuto un microbiologo premio Nobel (Fisiologia o Medicina, 1919), Jules-Jean-Baptiste-Vincent Bordet. 

Oggi, l'eccezionale tradizione microbiologica del paese rimane viva e vegeta presso l'Istituto di Ricerca del CERIA/COOVI (1 Av. Emile Gryzon, Bruxelles), il centro in cui Nicolas Glansdorff ha lavorato per gran parte della sua carriera scientifica e di cui è stato direttore. 

La parte francofona di questo istituto è ora denominata Institut de Recherche Jean Marie Wiame, in onore del suo padre fondatore, che fu anche il mentore scientifico di Nicolas Glansdorff. Werner Maas (New York University) e Luigi Gorini (Harvard University) furono i mentori di Glansdorff negli Stati Uniti. 

Happy Microbes, riunito per onorare Nicolas Glansdorff, ufficialmente in pensione, ha reso omaggio ai suoi interessi fondamentali sia per gli estremofili che per l'origine della vita. L'incontro si è tenuto il 27 settembre 2003, sotto gli auspici della Società Belga di Microbiologia, presso il Campus di Etterbeek.

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Estremofili: una panoramica sui microrganismi provenienti da ambienti estremi

Dott. GN Gupta

Gli organismi estremofili sono principalmente procarioti (archaea e batteri), con pochi esempi eucarioti. Gli estremofili sono definiti dalle condizioni ambientali in cui crescono in modo ottimale. 

Gli organismi possono essere descritti come acidofili (crescita ottimale tra pH 1 e pH 5); alcalofili (crescita ottimale sopra pH 9); alofili (crescita ottimale in ambienti con alte concentrazioni di sale); termofili (crescita ottimale tra 60 e 80 °C); ipertermofili (crescita ottimale sopra 80 °C); psicrofili (crescita ottimale a 15 °C o meno, con una temperatura massima tollerante di 20 °C e una crescita minima a 0 °C o meno); piezofili o barofili (crescita ottimale ad alta pressione idrostatica); oligotrofi (crescita in ambienti nutrizionalmente limitati); endolitici (crescita all'interno di rocce o all'interno di pori di granuli minerali); e xerofili (crescita in condizioni di siccità, con scarsa disponibilità idrica). 

Alcuni estremofili si adattano simultaneamente a più stress (poliestremofili); esempi comuni includono termoacidofili e aloalcalifili. Gli estremofili sono di interesse biotecnologico, poiché producono estremozimi, definiti come enzimi funzionali in condizioni estreme. Gli estremozimi sono utili nelle procedure di produzione industriale e nelle applicazioni di ricerca grazie alla loro capacità di rimanere attivi nelle condizioni severe tipicamente impiegate in questi processi. Lo studio degli estremofili fornisce una comprensione dei parametri fisico-chimici che definiscono la vita sulla Terra e può fornire informazioni su come si è originata la vita sulla Terra. Le ipotesi che condizioni ambientali estreme esistessero sulla Terra primitiva e che la vita sia nata in ambienti caldi hanno portato alla teoria che gli estremofili siano vestigia di organismi primordiali e quindi modelli di vita antica. 


Gli estremofili sono microrganismi che vivono in alcuni degli ambienti più ostili della Terra e che producono estremozimi utili nelle procedure di produzione industriale e nelle applicazioni di ricerca grazie alla loro capacità di rimanere attivi nelle difficili condizioni tipicamente impiegate in questi processi. 

Parole chiave da ricordare: Estremofili, estremozimi, psicrofili, termofili, mesofili, alofili, acidofili. 

Un estremofilo (dal latino extremus che significa "estremo" e dal greco philia che significa "amore") è un organismo che prospera e può persino richiedere condizioni estreme, fisicamente o geochimicamente, che sono dannose per la maggior parte della vita sulla Terra. Al contrario, gli organismi che vivono in ambienti più moderati possono essere definiti mesofili o neutrofili (da non confondere con gli omonimi globuli bianchi). Negli anni '80 e '90, i biologi hanno scoperto che la vita microbica ha una straordinaria flessibilità per sopravvivere in ambienti estremi, nicchie straordinariamente calde o acide, ad esempio, che sarebbero impossibili per la vita come l'abbiamo conosciuta finora.

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Estremofili: il legame tra la Terra e l'astrobiologia

Zorica Svircev, Zbornik Matice srpske za prirodne nauke, 2008

L'astrobiologia studia l'origine, l'evoluzione, la distribuzione e il futuro della vita nell'universo. I mondi più promettenti del sistema solare, oltre alla Terra, che potrebbero ospitare la vita sono Marte e la luna di Giove, Europa (ma anche Encelado, satellite di Saturno, e Tritone, satellite di Nettuno). 

Gli estremofili sono organismi che prosperano al limite di temperatura, ipersalinità, pH estremi, pressione, secchezza e così via. 

Alcuni cianobatteri estremofili sono stati discussi come possibili forme di vita in ambito astrobiologico. Sono stati prelevati campioni da suoli della regione della Vojvodina. L'idea principale di questo articolo risiede nel fatto che l'elevata percentuale di sale presente in tali suoli offre la possibilità di confrontare questi tipi di suolo con il "suolo" di Marte, anch'esso ricco di sale.

Studi su ambienti terrestri che richiamano contesti marziani sono stati affrontati anche da ricercatori italiani, come accennai QUI

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Microbiologia degli ambienti vulcanici

Charles S. Cockell, Università di Edimburgo

Laura Catherine Kelly, Università metropolitana di Manchester

Stephen Summers, Università nazionale di Singapore

Il vulcanismo può essere definito come "la manifestazione sulla superficie di un pianeta o satellite di processi termici interni attraverso l'emissione superficiale di prodotti solidi, liquidi o gassosi" (Francis 1993). In qualsiasi momento, ci sono vulcani attivi in qualche punto della Terra (Schminke 2004). 

Gli ambienti derivanti dall'attività vulcanica sono diversi, dalle sorgenti termali acide agli habitat basaltici delle profondità oceaniche e ai suoli vulcanici. Non è possibile rendere giustizia all'indagine microbiologica di tutti questi ambienti in un singolo capitolo. Poiché i microrganismi termofili sono trattati in capitoli separati, non saranno discussi qui. In questo capitolo l'attenzione è rivolta agli ambienti vulcanici rocciosi generati dalle eruzioni e ai suoli che producono. In termini di superficie terrestre, le rocce vulcaniche e il suolo dominano i prodotti del vulcanismo. Ad esempio, nella sola India, i Trappi del Deccan, di origine vulcanica, un'area di basalto, coprono oltre un milione di chilometri quadrati.

Nel breve video seguente, il prof. Giovannelli racconta il rapporto tra microbi e vulcani sul Vesuvio (dalla trasmissione Kilimangiaro on the road, trasmessa in replica sabato 12.07.25 su Rai 5 - can. 23).

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Estremofili: risorsa sostenibile di composti naturali - Estremoliti

Dott. Saurabh Mishra

I microrganismi che prosperano in condizioni ambientali estremamente avverse sono estremofili. Esempi di queste condizioni sono temperatura (>45 °C; <10 °C), pressione (>500 atmosfere), pH (>8,0; <5,0), tensione di ossigeno, deplezione di nutrienti, salinità (>1,0 M NaCl), elevate concentrazioni di metalli pesanti, elevati livelli di esposizione alle radiazioni, ecc. 

La scoperta degli estremofili ha permesso all'industria biotecnologica di innovare i corrispondenti bioprodotti, gli estremoliti, a beneficio delle persone. 

La produzione di Taq DNA polimerasi ha rivoluzionato la ricerca biotecnologica in molti modi. 

Molti enzimi termostabili, tra cui cellulasi, lipasi, amilasi e proteasi, hanno contribuito in modo significativo come bioprodotti industriali. 

I batteri e i funghi radioresistenti estremofili possono essere utilizzati strategicamente per lo sviluppo di farmaci radioprotettivi per proteggere dall'esposizione alle radiazioni. 

Inoltre, questi estremofili possono essere utilizzati per sviluppare crioprotettori. In particolare, i microrganismi piezofili presenti nelle profondità marine rappresentano una fonte importante di specifiche biomolecole in grado di stabilizzare il blebbing della membrana cellulare mantenendone la fluidità. 

Gli estremofili rappresentano una risorsa sostenibile per l'industria biotecnologica, la cui esistenza necessita di essere esplorata. Questo capitolo offre una panoramica completa degli estremofili e dei loro prodotti, con le possibili implicazioni per l'interesse umano.

Come riassume Marla Trinidade nel capitolo: Estremofili e biotecnologie: a che punto siamo arrivati? - in linea di principio, gli estremofili hanno molto da offrire all'industria biotecnologica, da 11 enzimi robusti in grado di operare nelle condizioni di processo più difficili, a 12 organismi metabolicamente diversi che producono metaboliti di valore.

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Estremofili e biotecnologie: usi attuali e prospettive

James Coker

La biotecnologia ha un potenziale pressoché illimitato per cambiare le nostre vite in modi davvero entusiasmanti. Molte delle reazioni chimiche che producono questi prodotti possono essere completamente ottimizzate eseguendole a temperature, pressioni, salinità e pH estremi, ottenendo risultati efficienti ed economicamente vantaggiosi. Fortunatamente, in natura esistono molti organismi che prosperano in ambienti estremi e offrono un'eccellente fonte di enzimi sostitutivi di quelli mesofili attualmente utilizzati in questi processi. In questa rassegna, l'autore analizza gli usi attuali e alcune potenziali nuove applicazioni degli estremofili e dei loro prodotti, inclusi gli enzimi, in biotecnologia.

Studi approfonditi sull'ecologia, sulla fisiologia e sulla biologia molecolare degli estremofili hanno prodotto preziose informazioni sui processi vitali a ogni livello, con numerose importanti applicazioni industriali. Questa rassegna riassume le caratteristiche più straordinarie dei microrganismi termofili in grado di sopravvivere in condizioni estreme: le ultime scoperte sui termofili, la struttura proteica di questi organismi esotici e le potenziali applicazioni degli estremofili nel settore biotecnologico, inclusa la produzione di enzimi, sono state discusse.

lunedì 21 luglio 2025

La Pavana di Fauré

In questo post presento la Pavana di Gabriel Fauré (1845-1924): una melodia dolce e un po' malinconica che ho focalizzato grazie al suo impiego come colonna sonora di documentari. Recentemente l'ho ascoltata guardandone uno dedicato al pittore Felice Casorati (1883-1963).

F. Casorati, Lo straniero, part.

Il brano di Gabriel Fauré è una composizione scritta nel 1887. È uno dei suoi brani più celebri e amati, insieme al famoso Requiem e ad altre pagine vocali.

La pavana è una danza rinascimentale di origine spagnola alla quale il compositore francese si ispira per sviluppare una pagina destinata alla sala da concerto, dall'andamento lento e solenne. 

Fauré originariamente scrisse la Pavane per pianoforte e coro, con un testo del poeta Robert de Montesquiou (1855-1921) - soggetto di un celebre ritratto di Giovanni Boldini (1842-1931). 

Tuttavia, la versione orchestrale, senza il coro, è quella che è diventata più popolare: il brano sembra evocare nostalgia di una bellezza antica e di gloriosi tempi passati.

La melodia principale è di grande intensità emotiva, caratterizzata da un andamento sinuoso e delicato. L'armonia è ricca e sofisticata, con inflessioni modaleggianti, tipica dello stile di Fauré, con l'uso di modulazioni e di dissonanze che creano un senso di sospensione e di mistero.

In fondo al post non propongo l'ascolto di tutto il brano orchestrale, ma solo del tema principale, per altro eseguito al pianoforte (video da youtube: quello non sono io, ovviamente). Antepongo la prima pagina della riduzione per pianoforte, per chi volesse seguirne lo sviluppo ascoltando l'esecuzione.



venerdì 18 luglio 2025

Miscellanea

Ho trovato il tempo solo nei giorni scorsi per sistemare i filtrati di alcuni esperimenti che avevo realizzato con i discenti negli ultimi pomeriggi di maggio. Niente di che: i soliti esperimenti con i sali di rame di cui ho già detto più volte nel blog.

Di certo non posso permettermi di sperimentare con il palladio e i suoi complessi fosfinici, come ai bei vecchi tempi della tesi triennale; oppure con altri metalli nobili e meno nobili che sarei (stato) curioso di vedere, come certe terre rare oppure il tantalio, lo scandio e il berillio

Guardiamo allora in questo video la reazione tra l'acido esacloroplatinico e la borazina: due reagenti che noi, persone della strada, non incontriamo di certo tutti i giorni.


Interessante, non trovate? Evviva i video e chi li fa (a scopo didattico e non per porre in essere delle bravate) e permettono di prendere visione di reazioni che altrimenti resterebbero inchiostro sulla carta. E probabilmente neanche quello, per quanto mi riguarda: come ho scritto più volte qui e anche nel mio ultimo libro, "Convivenze difficili", la chimica è archiviata insieme a musica, religione e tante altre cose pre-Covid.

Intanto, manca sempre meno al ritorno tra i banchi: devo ancora concludere quest'anno scolastico che già penso al prossimo, mentre vado ripetendo che ho bisogno di ferie. Vere ferie: ma chi può permettersele con questi chiari di luna?

mercoledì 16 luglio 2025

Giardini sotto la pioggia...

Mi sono risvegliato in novembre, anche se il calendario era aperto sul mese di luglio. Ho aperto la finestra e sono rimasto in silenzio ad ascoltare la pioggia. Per condividere l'ascolto, vi suggerisco di sentire questo brano pianistico di Claude Debussy: Jardins sous le pluie, con le note ribattute che sembrano incessanti gocce cadenti al suolo.


Ecco i miei fiori, assetati ma infreddoliti, guardare a questo cielo che li inonda di ristoro e di tremore al tempo stesso. E intanto l'estate fugge e ancora non ho condiviso una cena con gli amici su quel tavolo, quest'anno. Con mio sommo dispiacere.

lunedì 14 luglio 2025

Tra cielo e terra, sole e nuvole

C'è chi si è lamentato del caldo ed è stato ascoltato dal cielo, il quale ha risposto inviando temporali rinfrescanti.

Io non sono tra quelli che si lamentano del caldo: io amo il caldo e in passato mi sono lamentato con il cielo di avermi abbandonato a vivere in Valbelluna, dalla quale me ne sarei andato volentieri per migrare oltre i tropici, verso l'equatore. Ma il cielo non mi ha ascoltato; anzi. Sarà anche per questo che, lasciato alle spalle il giovanile interesse per le cose del cielo, mi sono rivolto a quelle della terra.


La terra regala i fiori, che profumano e colorano la vita di tutti i giorni.


La terra regala il cibo di cui ci nutriamo e anche molti pretesti per dedicarmi a qualche esperimento di botanica, visto che ho abdicato da tempo immemorabile a quelli di chimica. 


Qui sto tentando di riprodurre i pomodori per talea: non appena i rametti emetteranno le radici, metterò le nuove piantine in vaso.


Ecco le radici: ed ecco i primi vasetti con le piantine nuove, che crescerò a scopo ornamentale.


In effetti, anche il pomodoro fa la sua figura tra le piante da giardino, con le foglie di quel verde così carico e i grappoli di fiorellini gialli...


Intanto, passando di vaso in vaso, apprezzo la fioritura dell'ultima pianta di rosa che ho acquistato...


... scopro una piantina di Hydrangea paniculata cresciuta spontaneamente ...


... ammiro la prepotenza con cui l'acetosella invade il vaso che la ospita ...


... e odo il miagolio di Rodio, il gatto, che si liscia il pelo seduto in cima al vecchio caminetto in muratura, costruito da mio nonno per cucinare la carne alla griglia, che potrei pensare di dismettere per trasformarlo in una nicchia dove alloggiare una statua della Madonna o - trascinato da un impulso un po' orientaleggiante - di Buddha.


Post nubila, Phoebus: giusto in tempo per illuminare la punta del Dolada, prima di salutare un altro giorno che si spegne e che già rosseggia di bellezza eterna.