domenica 17 novembre 2024

Una dolorosa lettura

Ecco un libro che mi ha fatto male. Tanto male. Non perché mi sia caduto su un piede o perché qualcuno me lo abbia tirato in testa: ma perché - forse - se mi fossi realizzato come desideravo,  avrei potuto essere autore di una lettera come quelle che ho letto, raccolte in esso. Lettere di giovani costruttori di pace, lettere di uomini e di donne che servono la vita e prima ancora ne hanno rispetto, lettere di donne e di uomini che testimoniano che la vera ricchezza è imparare a fare a meno di ciò che si ha per scoprire giorno per giorno ciò che si è: fragili canne mosse dal vento e qualche volta spezzate.

Da giovane, terminato un liceo che mi dispiace aver frequentato, dopo aver preso il coraggio di mettermi di fronte allo specchio e scoprire che brancolavo nelle tenebre sull'orlo di un baratro, avevo finito per proiettarmi in una vita di servizio... così. Dovevo tuttavia prima finire quello che avevo cominciato. E l'ho fatto, consapevole che con un certo percorso avrei chiuso conseguendo il titolo per cui stavo studiando.

Realizzato che non sarei stato un buon medico, mi sono pensato più come farmacista. Per una serie di tristi circostanze non lo sono diventato, non lo diventerò e la cosa non mi lascia indifferente. Mi fa male. Ma per me era già stato deciso altro. Le tessere - del babbo, la discendenza - del nonno, la famiglia - della nonna, il matrimonio - di persone che non voglio neanche nominare, con la benedizione di quei preti che ho smesso di frequentare troppo tardi, che vedono solo nozze e famiglia, registri parrocchiali, schitarrate e uattanciu'...

Alla fine, mi trovo con dei pezzi di carta svuotati del loro valore dalla mancanza di passione; con una casa in un luogo dal quale me ne sarei volentieri andato anni fa; con una salute sempre più malferma e logorata dai progetti affondati, dai sogni in cocci, dalle delusioni di ogni giorno e dalla merda di sempre: padri, patriarchi, padriterni e patrie. 

Sto smettendo di credere e di sperare. Forse anche di amare: perché per qualcuno devo solo amare una ragazza che deve diventare fidanzata, moglie, madre e padrona della mia casa e di quel che resta della mia esistenza. E per questo qualcuno io non posso che amare così. Avrei amato volentieri in altro modo, nel servizio e nella dedizione agli altri. Ma qualcuno ha deciso che non potevo. Eh... le tessere... la casa... il matrimonio... gli eredi...

Eleggere a modelli grandi anime come Schweitzer, Burkitt, Canova era troppo. C'era la famiglia: quello era il mio destino. Così la sentenza, ben lungi dall'essere esecutiva. Mi restano solo la rassegnazione di attendere la mia data di scadenza e l'immediato timore che tra un po' arriverà ancora una volta la solennità dell'ipocrisia. Essa porterà, sulla slitta trainata dalle renne, la sfilata degli impiccioni, con sorrisi sornioni, auguri doppi e domande inopportune. Potrò, per una volta, rispondere a sonori bestemmioni? 

venerdì 8 novembre 2024

San Martino...

Ultimo giorno in città per questa settimana, gratificata da un weekend lungo, comprendente la Solennità di San Martino, patrono di Belluno.

Sfrecciando in Smart lungo la Sinistra Piave, trovo l'istante per scattare una foto alle montagne che sono un po' il simbolo della città, il Serva e il gruppo della S'ciara, mentre la nebbia emerge da fondo valle. A ponente, invece, Belluno è abbracciata dai Monti del Sole.

Uscendo dal lavoro, ammiro i monti che circondano l'Alpago.


Non mi capita molto spesso di contemplare da Lambioi, quasi in riva al fiume, il tramontare del sole.


Risalgo in città e vado in via Mezzaterra, cedendo alla tentazione di acquistare qualche libro dagli Eddini e di bere un calice. San Martino: senza castagne, ben venga un bicchiere di vino...


Poi, prendo la strada di casa e alzando lo sguardo mi pare di intravedere da una finestra un profilo familiare...


... non è la Regina Elisabetta, quella? Che ci fa a Belluno?


Tornato a casa, ieri, dopo una cena frugale, mi sarebbe piaciuto guardare la televisione. Avrebbero passato bei film sul piccolo schermo: Pompei, Turner, Sherlock Holmes... ma niente da fare. La stanchezza mi ha condotto sotto le coperte.


Ah già... sotto le coperte si è infilato anche Rodio, con un'espressione un po'... così!


Buon fine settimana... e ricordate di segnarvi in agenda l'appuntamento con il tradizionale Concerto di San Martino!

martedì 5 novembre 2024

Maxwell: opere postume

Il 5 novembre 1879 morì James Clerck Maxwell all'età di 48 anni, a due anni di distanza dalla diagnosi di un cancro addominale - lo stesso male per il quale morì la madre, alla sua stessa età, quando lui era ancora un bambino.

La prima biografia di Maxwell, pubblicata da Campbell e Garnett appena due anni dopo la morte dello scienziato e tradotta in italiano da Paola Magi (con la prefazione di Giulio Peruzzi), ha insieme il carattere di un epistolario e di un romanzo di formazione. 

Raccogliendo le testimonianze di chi lo conobbe da vicino, Campbell ci mostra aspetti poco noti della personalità del grande scienziato scozzese, seguendone lo sviluppo e la fioritura a partire dalla prima infanzia e dall’età scolare (con i termini di oggi, potremo dire che fu vittima di bullismo) fino all’insegnamento a Cambridge e alla direzione del Laboratorio Cavendish

Le numerose lettere di Maxwell lasciano trasparire l’originalità della sua personalità e del suo stile, la sua inclinazione all’umorismo, la profondità e l’ampiezza della sua vita intellettuale

Notevoli le osservazioni che egli scriveva ai suoi amici, in modo informale, spesso ironico e incline al paradosso, riguardo alla sua visione filosofica dell’uomo e del mondo; originale il suo stile epistolare – di grande vivacità, a volte oscuro, ma sempre ricchissimo di spunti e di arguzia – che spinge il lettore a guardare le cose da un punto di vista non convenzionale, offrendo a tratti gustosissime descrizioni di tipi umani, di situazioni di cui Maxwell è sempre pronto a cogliere il lato comico e a volte quasi surreale, a illuminarle di una luce folgorante (e non potrebbe essere altrimenti, per colui che ha scoperto che luce e fenomeni elettrici mostrano due volti di una medesima forza): «così da veder giù a diverse profondità attraverso la grande macina del mondo». 

Iniziato nel 1875, due anni dopo la pubblicazione del più oneroso Treatise on Electricity and Magnetism, il Trattato elementare di elettricità resta incompiuto per la prematura scomparsa dell'autore: nel suo status non-finito mi sembra di rileggere (e riascoltare...) la storia del celebre Requiem di Mozart, al quale il compositore mise mano dopo le vertiginose altezze raggiunte con la composizione del Flauto Magico (e non solo per quei Fa sovracuti imposti alla voce nella celebre aria della Regina della notte). 

Come il mozartiano Requiem fu terminato da Sussmayr, così lo è anche il Trattato elementare di elettricità - in seguito completato e rivisitato, anche sulla base del Treatise stesso, dall'amico Garnett che lo pubblica infine nel 1881, con risultati di assoluto rilievo: si tratta di un 'aureo libretto' in tutto e per tutto degno di figurare accanto al prezioso Matter and Motion e al discusso Theory of Heat

Con la sua impostazione intende contenere gli oneri matematici presenti nel Treatise, così da avere in cambio la possibilità di meglio focalizzare la fisica sottostante. In questo senso, per esplicito intendimento di Maxwell, l'aggettivo 'elementare' va inteso nel senso preciso proprio degli Elementi euclidei: l'essenza ed il fondamento

Maxwell, sensibile alle letture geometriche della fisica, fu affascinato dagli Elementi di Euclide, ai quali sempre si ispirò. Nell'attesa di pubblicare una seconda e riveduta edizione del Treatise, gli argomenti di questo volume espressero appieno il suo orientamento metodologico. Recentemente ho acquistato e iniziato a leggere la prima traduzione italiana, che contiene quattro scritti dedicati alla vita e al lavoro di Maxwell, firmati da Adriano Paolo Morando.

domenica 3 novembre 2024

Varie...

Litigano i miei gatti sul divano e litigano i candidati alle elezioni americane, uno dei due col supporto dell'uomo più ricco del mondo e l'altra parte col sostegno delle lobbies e del mondo industriale. Io non tifo per nessuna delle due parti: comunque vadano, ho come l'impressione che queste elezioni saranno seguite da tanta violenza che non si fermerà dentro i confini degli States


Vorrei la pace: nel mondo e prima ancora in quel che rimane della mia povera anima. Purtroppo vivo ancora l'incubo di scelte che non voglio attuare e che altri vogliono impormi e per questo continuano a vomitare nella mia vita le solite antiche menzogne: matrimonio, famiglia, sociale, etc.

Non sono cristiano, non sono collettivista (di destra o di sinistra che sia); mi professo laico, liberale, agnostico (specialmente se interessarsi di questioni metafisiche alla fine vuol dire, alla fin dei conti, doversi sposare...) e soprattutto farmacista mancato

Mi è stata negata l'ultima speranza di poterlo diventare quando, alla mia richiesta di iscrivermi all'università, mi è stato risposto (a firma della responsabile della didattica di facoltà - o meglio: di dipartimento di Scienze del Farmaco) che era ora di smettere di studiare e di pensare al matrimonio. A questo punto seguono un'infinità di improperi e di imprecazioni che lascio alla fantasia del lettore, il quale tuttavia non si permetterà di farmi la solita morale bigotta e borghese.

Non più ho voglia di amareggiarmi inutilmente, ma ho imparato che la libertà individuale ha un prezzo e che non vale la pena svenderla per false compagnie, per l'ipocrisia della comunità tanto predicata dai pulpiti o nelle piazze, per le consuetudini di una società occidentale, malata terminale, destinata presto all'exitus - che temo sarà assai cruento. Mi auguro di sbagliarmi, ovviamente, ma ritengo di non essere troppo nel torto...


J. Martin, The last judgment - particolare, Tate Gallery, Londra

venerdì 1 novembre 2024

Dal tempo all'eternità...

Mancano solo due mesi alla fine dell'anno e mi pare ieri che sia cominciato. Il trascorrere del tempo è spesso oggetto delle mie riflessioni e la misura degli intervalli di tempo è stata l'oggetto di una lezione che ho sviluppato l'altra mattina, con un rapido excursus, dalle osservazioni sul moto apparente del sole alle meridiane, dalle clessidre agli orologi ad acqua per giungere, tappa per tappa, all'invenzione dell'orologio da polso, ai primi modelli digitali e infine agli orologi atomici, che permettono di definire il secondo in relazione alle vibrazioni dell'isotopo del cesio con massa atomica 133

Non mi sono soffermato sulla misura degli attosecondi (il miliardesimo di miliardesimo di secondo), che ha valso il premio Nobel per la fisica nel 2023 a Pierre Agostini, Ferenc Krausz e Anne L'Huillier: ci tornerò più avanti.

Oggi, Primo Novembre, con la Solennità di Ognissanti, la Tradizione vuol proporre ad un ascoltatore attento la meditazione di un'altra dimensione, rispetto al tempo: quella dell'Eternità, abitata da Dio e dalle anime di coloro che lo hanno seguito in vita per raggiungerlo in morte. 

Una dimensione dalla quale l'Uomo d'oggi è distante, distratto e distolto dalla frenesia di una vita con l'acceleratore a tavoletta. Oppure da troppe illusioni e delusioni; o dall'obbligo di credere a menzogne e consuetudini, imposte con tanto di benedizione da chi dovrebbe tener aperta una finestra di cielo sulle miserie dell'esistenza terrena e invece fa di tutto per chiudere a troppe anime le porte di quel regno aperte a sì caro prezzo. Kyrie, eleison.


W.A. Mozart, Kyrie in re minore, K 341

sabato 26 ottobre 2024

Il corso è finito, andate in pace!

Anche per quest'anno ho terminato il mio piccolo ciclo all'Università degli Adulti Anziani di Belluno con una breve lezione dedicata alle Terre Rare: un argomento vasto, complesso ed estremamente attuale.

Osserviamo il posto che già Mendeleev riservava a quelle a lui note nella prima stesura della Tavola periodica e poi chiediamoci che cosa siano queste terre rare e quale sia l'origine dei loro nomi, spesso legata alla Scandinavia, a Stoccolma e al piccolo villaggio minerario di Ytterby.

In merito, io ho cercato di proporre qualche ammiccamento agli aspetti storici, mineralogici e microbiologici, senza dimenticare da dove provengo (ossia da lontani studi di chimica, anche se amo ritenermi un farmacista mancato) e per questo ho concesso una breve digressione al samario e al reagente di Kagan.

Ovviamente, essendo il corso dedicato ai minerali, non potevo non mostrare qualche immagine dei principali minerali dai quali si ricavano questi elementi.

La crescente domanda di singoli lantanidi ad alto grado di purezza richiede lo sviluppo di strategie di separazione innovative ed eccezionalmente selettive. Al centro di questi sistemi di separazione c'è un composto organico che, in base alle sue caratteristiche strutturali, riconosce selettivamente i lantanidi più leggeri o più pesanti nella serie dei lantanidi trivalenti (Ln). 

Un recente lavoro di Subhamay Pramanik e collaboratori sottolinea le implicazioni significative derivanti dalla modifica della configurazione del gruppo donatore all'interno di un legante tetradentato con atomi di azoto e di ossigeno come donatori e i cambiamenti nell'ambiente di solvatazione degli ioni nel processo di separazione degli Ln, con l'abilità unica di raggiungere la massima selettività nelle regioni Ln leggere, medie e pesanti. 

La rigidità strutturale del legante bis-lattam-1,10-fenantrolina impone una selettività basata sulle dimensioni, mostrando un'affinità eccezionale per Ln con raggi ionici maggiori. La modifica del legante a bipiridina determina la rapida formazione di complessi con Ln leggeri, ma, nell'arco di ore, la selettività di picco si sposta verso Ln medi (come il samario), con conseguente separazione risolta nel tempo.

A basse concentrazioni di acido nitrico, il legante tetradentato neutro forma complessi con gli ioni trivalenti. Tuttavia, il cambiamento nel meccanismo di estrazione si osserva ad alte concentrazioni di acido nitrico, portando alla formazione e all'estrazione preferenziale di specie anioniche pesanti di Ln, che si autoassemblano con due leganti che hanno subito protonazione, formando intricate architetture supramolecolari

Il legante tetradentato, strutturalmente bilanciato con motivi restrittivi e non restrittivi, dimostra una selettività unica e controllabile per Ln leggeri, medi e pesanti, sottolineando il ruolo fondamentale della solvatazione e delle interazioni ioniche all'interno della prima e della seconda sfera di coordinazione.

FONTE: https://pubs.acs.org/doi/10.1021/jacs.4c07332#

giovedì 24 ottobre 2024

Brevi meditazioni...

Mi avvicino al fine settimana con un breve stacco musicale dedicato a un repertorio che non frequento più da molti anni: la musica per organo destinata al servizio liturgico, come questo breve preludio di Johann C. Rinck (1770-1846).

Nel corso di una recente visita al cimitero monumentale a Fortogna, tra le tante cose restituite dal fango, ho notato in un angolo la tastiera di un vecchio organo: presumo fosse quello dell'antica chiesa di Longarone, cancellata dall'onda caduta nella sciagura del 9 ottobre 1963. 


La statua lignea dell'Immacolata, recuperata a Fossalta di Piave, è stata posta nella nuova chiesa, presso l'ingresso: implora misericordia, invita alla pietà e smuove anche i cuori più duri.


L'Arte aiuta a ricordare e ad educare (anzi: ad educarci) al dovere della memoria, come questo dipinto, esposto presso il museo di Longarone...


... o questa piccola selezione di moltissime immagini che si ritrovano facilmente in rete e che ho qui combinato in una sola per il lettore.


Innumerevoli sono le fotografie; ma quella che mi fa pensare in questi giorni è la seguente, che unisce idealmente due generazioni - quella degli alpini di leva, i quali per primi hanno scavato nel fango nelle ore successive alla sciagura, e quella dei giovani di oggi che ha il dovere di perpetuare negli anni a venire il monito affinché nella coscienza di ciascuno risuoni imperituro: mai più.

martedì 22 ottobre 2024

Dal rosa al blu...

Osservate la seguente immagine: aggiungendo goccia a goccia una soluzione di idrossido di sodio a una soluzione acquosa (rosa) di cloruro di cobalto si formano cloruro di sodio e il precipitato blu di idrossido di cobalto.


I libri di scuola ci insegnano a classificare la reazione come un doppio scambio, trascurando altre cose che a livello di liceo complicherebbero solo la percezione del fascino di questo semplice esperimento. 

CoCl2 + 2NaOH  Co(OH)2 + 2NaCl

L'ho realizzato da ragazzino, utilizzando i reagenti in dotazione nella scatola del piccolo chimico; la foto, tuttavia, proviene dalla rete. 


Tra gli idrossidi, quello di cobalto è uno di quelli che ha i colori più belli: peccato che il cloruro di cobalto non sia proprio un reagente da laboratorio scolastico, sicuro e a buon mercato, e che mi tocchi ripiegare sul rame, sullo zinco, sul magnesio, sull'alluminio. Il primo, blu; gli altri, bianchi.

Non importa. Il fascino dei colori si ammira anche al tramonto, come questo, dove per una strana combinazione si ammirano quasi gli stessi colori: rosa, il cielo; blu, le nubi.


Buona serata!

venerdì 18 ottobre 2024

Bilancio di una settimana...


Volge al termine una settimana impegnativa e me ne rallegro, soprattutto perché come ultimo atto ho ritirato in libreria un testo che attendevo con trepidazione di cui vi dirò. Ieri sono andato al Museo cittadino con l'idea di visitare una mostra che già nel titolo si preannunciava essere molto interessante.


Lo è: se volete vederla, affrettatevi, come vedete chiuderà il 3 novembre. Ecco il volto di Vittorio Sella, alpinista, esploratore, fotografo e nipote del più celebre Quintino (mineralogista, cristallografo e ministro del Regno d'Italia).


Bianco e nero sfumano l'uno nell'altro per raccontare imprese di uomini audaci. Uomini di altri tempi, in mezzo alle nevi eterne (climatic change permettendo) degli Ottomila, del Caucaso, del Ruwenzori. Da ammirare. 


Intanto io ammiro dal vivo i colori del tramonto di domenica 13 e quelli dell'alba di lunedì 14...


... peccato per la pioggia dei giorni seguenti, ma in questa valle di lacrime (dal cielo) è sempre così. 


Un tocco cromatico veste anche l'Amelanchier... non troppo rosso, però!


Lascio alla rosa i suoi ultimi petali e mi perdo a inseguire i piccoli animali...


... come le lucertole nella legnaia.


Ancora pioggia... pioggia... pioggia incessante.


Ombrello aperto, cappuccio in testa, vado a fare la terza lezione del mio corso sul regno minerale. L'uditorio è decimato dalle prime sindromi da raffreddamento ma segue i miei sproloqui sullo zolfo, sul cloro e sull'arsenico che si liberano dal sottosuolo in certi fenomeni di vulcanismo secondario.


Terminano la lezione e il diluvio, in contemporanea. E il cielo sembra voler rinnovare la sua alleanza, con un arcobaleno che Newton spiegherebbe nei termini della rifrazione della luce attraverso una goccia d'acqua.


L'immagine che più mi ha fatto pensare questa settimana è tuttavia questo dipinto di Sebastiano Ricci: "Il riposo durante la fuga in Egitto". La mano del Bambino che accarezza la barba del padre e lo sguardo rivolto alla madre esprimono quella tenerezza domestica che avrei voluto percepire almeno una volta. Magari era troppo chiederlo per il giorno - ormai passato - del mio genetliaco, in luogo del solito sermone sul mezzo uomo non sposato, sulla stirpe che non continua e sulla linea genetica che si estingue... 

martedì 15 ottobre 2024

... e i capelli neri sono un soffio.

Quale antidoto al facile allegrismo (ben diverso dalla gioia nello Spirito) e al fracasso del uattanciù, suggerisco la lettura del libro del Qoèlet, una piccola (solo dodici capitoli) perla di tenebra nella luce della Bibbia.

Il testo - che ho letto per la prima volta intorno al 2000 in un'edizione letteraria curata da Einaudi, con l'introduzione di Doris Lessing, premio Nobel per la letteratura nel 2007 - ha dato al linguaggio comune qualche modo di dire (niente di nuovo sotto il sole... vanità di vanità... ricordate Branduardi, proposto come brano di apertura del post?) e agli inquisitori un versetto per giustificare la condanna di Galileo (I,4 - Terra in aeternum stat...). 

Immergiamoci nella bellezza di due passi: uno celeberrimo, dedicato al tempo per ogni cosa, con la sua anafora insistente; e l'altro dedicato a un giovane. Carpe diem...


domenica 13 ottobre 2024

Citazione e commento

Qualche giorno fa mi è stata inviata la seguente citazione: «Cinque minuti dopo la tua nascita, decideranno il tuo nome, la tua nazionalità, la tua religione e la tua tribù e tu passerai il resto della tua vita sorridendo a difendere cose che non hai scelto». Ecco lo screenshot.

L'aforisma è attribuito ad Arthur Schopenhauer (1788-1860) e sarei curioso di conoscerne la fonte, anche se mi pare di ricordare che quel filosofo, oltre al "Mondo..." e a "Parerga e Paralipomena" non abbia pubblicato molto di più. In compenso, altri hanno dato alle stampe i suoi appunti facendone delle opere postume e trattatelli di varie "arti".

Condivido l'essenza dell'affermazione: e la smania di decidere delle sorti dell'altrui vita (in potenza o in atto) non si limita a nome, nazionalità, religione, tribù. Prosegue con altri aspetti che riguardano gli studi, la professione, lo stato di vita e quant'altro. La decisione può essere in positivo (fai questo... fai quello...) o in negativo (non fare... non dire...).

Per me così è stato: sono stato chiamato Marco perché è un nome non storpiabile - come Antonio diventa Toni, Giuseppe / Bepi, Giovanni / Nani - e questo in una prospettiva che fin da prima che nascessi, quarantacinque anni fa, mi condannava alla vita del paesello dove i genitori di mio padre hanno costruito una casa per loro e per la loro discendenza. Io detesto la vita di paese e infatti ci vado solo a dormire alla sera, trascorrendo il resto della giornata in centro città ove lavoro e coltivo le mie relazioni. Nel tempo libero non esco dal cancello di casa e mi dedico alla scrittura, a collezionare minerali, a cucinare per gli amici e soprattutto a microbi, fiori e piante, molto più generosi e grati di taluni primati del genere Homo.

Sono italiano (che bella, la lingua di Dante e di Manzoni, dell'opera e delle arti figurative) e sono stato battezzato cattolico, anche se sottolineo spesso di non essere cristiano - perché con quelli che oggi si dicono cristiani non condivido molto, almeno nel senso corrente del termine, che ha un significato troppo politico e poco religioso.

Non nego che in altri e lontani tempi (ora proprio no) forse avrei dedicato al Cristianesimo tutta la vita: ma la famiglia fatta dio, con tanto di benedizione di certi pretonzoli, ha pensato bene di condannarmi al matrimonio e alla procreazione. La sentenza è ben lungi dal diventare esecutiva e intanto ha contribuito e non poco ad allontanarmi dalla pratica religiosa: e ho scoperto di stare molto meglio senza.

In gioventù avrei voluto studiare musica: ma di musica non si vive, quindi meglio lasciar perdere, sempre a detta del patriarcato. Bisognava fare l'elettricista, l'idraulico o il muratore: così sperava la nonna paterna, con tutte le sue menzogne, le malelingue e le sue manipolazioni. Così speravano certi insegnanti al liceo, campioni di classismo e di provincialismo. Caspiterina. Gli è andata male. Mi sono diplomato con 98 e laureato per due volte con lode. In che cosa, non importa. Mi sarebbe piaciuto studiare Farmacia: ma in famiglia (sempre la famiglia, solo la famiglia...) nessuno lo è, meglio pensare al posto fisso subordinato in qualche azienda - magari la stessa dove ha lavorato il babbo. Altro atto di ribellione: ho deciso di fare l'insegnante. Stipendio basso, soddisfazione personale immensa. E possibilità di studiare per gli altri quel che mi piace, con qualche feedback molto positivo.

Taccio per privacy l'autore del messaggio - che ovviamente è un mio ex alunno, attualmente studente universitario di Medicina. Ricevere questi piccoli ritorni è rincuorante, molto più di certi recenti falsi auguri di persone che provano gusto nel tentare di farsi i fatti miei. Non tutto è perduto anche se molto del mio potenziale è stato sprecato. Via i rami secchi, sperando in una primavera florida. Intanto...

venerdì 11 ottobre 2024

Freddo, rose e speranze (quali?)

Il calar della sera, l'avvicinarsi del fine settimana e anche quelle nubi cariche di pioggia che si addensano sopra la Torre civica mi ricordano che sto invecchiando, accumulando anni, pancia e qualche rimpianto. I cassetti si riempiono di sogni infranti e di pezzi di carta - ma non di cambiali, per fortuna. 

Le rose sembrano lottare contro il freddo che avanza con largo anticipo, quest'anno; e con i loro colori rallegrano un poco il mio animo disilluso.

Così è: il sole cede il posto alla pioggia e il tepore di pochi istanti è travolto dall'umidità e dall'algore. Proserpina torna da Plutone - che almeno per i prossimi vent'anni non sarà più nemico della Libra e mi dicono che questa potrebbe essere una buona notizia. Chi vivrà, vedrà. Intanto io vedo la nebbia di mattinate sempre più grigie.

E andando verso ponente, tra i banchi emerge quel che resta del profilo del capoluogo: il sole non c'è e si è portato via le sue cime: i Monti del Sole da un lato e dall'altro la S'ciara.

Che dire... ogni tanto mi chiedo se posso ancora sperare che di veder sbocciare quella rosa che dovrò cogliere prima che appassisca insieme alle ultime speranze di poter realizzare almeno una favilla del fuoco, ormai estinguendo, che da giovane tanto si ravvivava in me... 


Illudersi fa male. Basta così. Mi accontento di un po' di serenità, di natura e di silenzio. 


Dvorak, Sinfonia "Dal Nuovo Mondo", II mvt. Largo