sabato 26 ottobre 2024

Il corso è finito, andate in pace!

Anche per quest'anno ho terminato il mio piccolo ciclo all'Università degli Adulti Anziani di Belluno con una breve lezione dedicata alle Terre Rare: un argomento vasto, complesso ed estremamente attuale.

Osserviamo il posto che già Mendeleev riservava a quelle a lui note nella prima stesura della Tavola periodica e poi chiediamoci che cosa siano queste terre rare e quale sia l'origine dei loro nomi, spesso legata alla Scandinavia, a Stoccolma e al piccolo villaggio minerario di Ytterby.

In merito, io ho cercato di proporre qualche ammiccamento agli aspetti storici, mineralogici e microbiologici, senza dimenticare da dove provengo (ossia da lontani studi di chimica, anche se amo ritenermi un farmacista mancato) e per questo ho concesso una breve digressione al samario e al reagente di Kagan.

Ovviamente, essendo il corso dedicato ai minerali, non potevo non mostrare qualche immagine dei principali minerali dai quali si ricavano questi elementi.

La crescente domanda di singoli lantanidi ad alto grado di purezza richiede lo sviluppo di strategie di separazione innovative ed eccezionalmente selettive. Al centro di questi sistemi di separazione c'è un composto organico che, in base alle sue caratteristiche strutturali, riconosce selettivamente i lantanidi più leggeri o più pesanti nella serie dei lantanidi trivalenti (Ln). 

Un recente lavoro di Subhamay Pramanik e collaboratori sottolinea le implicazioni significative derivanti dalla modifica della configurazione del gruppo donatore all'interno di un legante tetradentato con atomi di azoto e di ossigeno come donatori e i cambiamenti nell'ambiente di solvatazione degli ioni nel processo di separazione degli Ln, con l'abilità unica di raggiungere la massima selettività nelle regioni Ln leggere, medie e pesanti. 

La rigidità strutturale del legante bis-lattam-1,10-fenantrolina impone una selettività basata sulle dimensioni, mostrando un'affinità eccezionale per Ln con raggi ionici maggiori. La modifica del legante a bipiridina determina la rapida formazione di complessi con Ln leggeri, ma, nell'arco di ore, la selettività di picco si sposta verso Ln medi (come il samario), con conseguente separazione risolta nel tempo.

A basse concentrazioni di acido nitrico, il legante tetradentato neutro forma complessi con gli ioni trivalenti. Tuttavia, il cambiamento nel meccanismo di estrazione si osserva ad alte concentrazioni di acido nitrico, portando alla formazione e all'estrazione preferenziale di specie anioniche pesanti di Ln, che si autoassemblano con due leganti che hanno subito protonazione, formando intricate architetture supramolecolari

Il legante tetradentato, strutturalmente bilanciato con motivi restrittivi e non restrittivi, dimostra una selettività unica e controllabile per Ln leggeri, medi e pesanti, sottolineando il ruolo fondamentale della solvatazione e delle interazioni ioniche all'interno della prima e della seconda sfera di coordinazione.

FONTE: https://pubs.acs.org/doi/10.1021/jacs.4c07332#

giovedì 24 ottobre 2024

Brevi meditazioni...

Mi avvicino al fine settimana con un breve stacco musicale dedicato a un repertorio che non frequento più da molti anni: la musica per organo destinata al servizio liturgico, come questo breve preludio di Johann C. Rinck (1770-1846).

Nel corso di una recente visita al cimitero monumentale a Fortogna, tra le tante cose restituite dal fango, ho notato in un angolo la tastiera di un vecchio organo: presumo fosse quello dell'antica chiesa di Longarone, cancellata dall'onda caduta nella sciagura del 9 ottobre 1963. 


La statua lignea dell'Immacolata, recuperata a Fossalta di Piave, è stata posta nella nuova chiesa, presso l'ingresso: implora misericordia, invita alla pietà e smuove anche i cuori più duri.


L'Arte aiuta a ricordare e ad educare (anzi: ad educarci) al dovere della memoria, come questo dipinto, esposto presso il museo di Longarone...


... o questa piccola selezione di moltissime immagini che si ritrovano facilmente in rete e che ho qui combinato in una sola per il lettore.


Innumerevoli sono le fotografie; ma quella che mi fa pensare in questi giorni è la seguente, che unisce idealmente due generazioni - quella degli alpini di leva, i quali per primi hanno scavato nel fango nelle ore successive alla sciagura, e quella dei giovani di oggi che ha il dovere di perpetuare negli anni a venire il monito affinché nella coscienza di ciascuno risuoni imperituro: mai più.

martedì 22 ottobre 2024

Dal rosa al blu...

Osservate la seguente immagine: aggiungendo goccia a goccia una soluzione di idrossido di sodio a una soluzione acquosa (rosa) di cloruro di cobalto si formano cloruro di sodio e il precipitato blu di idrossido di cobalto.


I libri di scuola ci insegnano a classificare la reazione come un doppio scambio, trascurando altre cose che a livello di liceo complicherebbero solo la percezione del fascino di questo semplice esperimento. 

CoCl2 + 2NaOH  Co(OH)2 + 2NaCl

L'ho realizzato da ragazzino, utilizzando i reagenti in dotazione nella scatola del piccolo chimico; la foto, tuttavia, proviene dalla rete. 


Tra gli idrossidi, quello di cobalto è uno di quelli che ha i colori più belli: peccato che il cloruro di cobalto non sia proprio un reagente da laboratorio scolastico, sicuro e a buon mercato, e che mi tocchi ripiegare sul rame, sullo zinco, sul magnesio, sull'alluminio. Il primo, blu; gli altri, bianchi.

Non importa. Il fascino dei colori si ammira anche al tramonto, come questo, dove per una strana combinazione si ammirano quasi gli stessi colori: rosa, il cielo; blu, le nubi.


Buona serata!

venerdì 18 ottobre 2024

Bilancio di una settimana...


Volge al termine una settimana impegnativa e me ne rallegro, soprattutto perché come ultimo atto ho ritirato in libreria un testo che attendevo con trepidazione di cui vi dirò. Ieri sono andato al Museo cittadino con l'idea di visitare una mostra che già nel titolo si preannunciava essere molto interessante.


Lo è: se volete vederla, affrettatevi, come vedete chiuderà il 3 novembre. Ecco il volto di Vittorio Sella, alpinista, esploratore, fotografo e nipote del più celebre Quintino (mineralogista, cristallografo e ministro del Regno d'Italia).


Bianco e nero sfumano l'uno nell'altro per raccontare imprese di uomini audaci. Uomini di altri tempi, in mezzo alle nevi eterne (climatic change permettendo) degli Ottomila, del Caucaso, del Ruwenzori. Da ammirare. 


Intanto io ammiro dal vivo i colori del tramonto di domenica 13 e quelli dell'alba di lunedì 14...


... peccato per la pioggia dei giorni seguenti, ma in questa valle di lacrime (dal cielo) è sempre così. 


Un tocco cromatico veste anche l'Amelanchier... non troppo rosso, però!


Lascio alla rosa i suoi ultimi petali e mi perdo a inseguire i piccoli animali...


... come le lucertole nella legnaia.


Ancora pioggia... pioggia... pioggia incessante.


Ombrello aperto, cappuccio in testa, vado a fare la terza lezione del mio corso sul regno minerale. L'uditorio è decimato dalle prime sindromi da raffreddamento ma segue i miei sproloqui sullo zolfo, sul cloro e sull'arsenico che si liberano dal sottosuolo in certi fenomeni di vulcanismo secondario.


Terminano la lezione e il diluvio, in contemporanea. E il cielo sembra voler rinnovare la sua alleanza, con un arcobaleno che Newton spiegherebbe nei termini della rifrazione della luce attraverso una goccia d'acqua.


L'immagine che più mi ha fatto pensare questa settimana è tuttavia questo dipinto di Sebastiano Ricci: "Il riposo durante la fuga in Egitto". La mano del Bambino che accarezza la barba del padre e lo sguardo rivolto alla madre esprimono quella tenerezza domestica che avrei voluto percepire almeno una volta. Magari era troppo chiederlo per il giorno - ormai passato - del mio genetliaco, in luogo del solito sermone sul mezzo uomo non sposato, sulla stirpe che non continua e sulla linea genetica che si estingue... 

martedì 15 ottobre 2024

... e i capelli neri sono un soffio.

Quale antidoto al facile allegrismo (ben diverso dalla gioia nello Spirito) e al fracasso del uattanciù, suggerisco la lettura del libro del Qoèlet, una piccola (solo dodici capitoli) perla di tenebra nella luce della Bibbia.

Il testo - che ho letto per la prima volta intorno al 2000 in un'edizione letteraria curata da Einaudi, con l'introduzione di Doris Lessing, premio Nobel per la letteratura nel 2007 - ha dato al linguaggio comune qualche modo di dire (niente di nuovo sotto il sole... vanità di vanità... ricordate Branduardi, proposto come brano di apertura del post?) e agli inquisitori un versetto per giustificare la condanna di Galileo (I,4 - Terra in aeternum stat...). 

Immergiamoci nella bellezza di due passi: uno celeberrimo, dedicato al tempo per ogni cosa, con la sua anafora insistente; e l'altro dedicato a un giovane. Carpe diem...


domenica 13 ottobre 2024

Citazione e commento

Qualche giorno fa mi è stata inviata la seguente citazione: «Cinque minuti dopo la tua nascita, decideranno il tuo nome, la tua nazionalità, la tua religione e la tua tribù e tu passerai il resto della tua vita sorridendo a difendere cose che non hai scelto». Ecco lo screenshot.

L'aforisma è attribuito ad Arthur Schopenhauer (1788-1860) e sarei curioso di conoscerne la fonte, anche se mi pare di ricordare che quel filosofo, oltre al "Mondo..." e a "Parerga e Paralipomena" non abbia pubblicato molto di più. In compenso, altri hanno dato alle stampe i suoi appunti facendone delle opere postume e trattatelli di varie "arti".

Condivido l'essenza dell'affermazione: e la smania di decidere delle sorti dell'altrui vita (in potenza o in atto) non si limita a nome, nazionalità, religione, tribù. Prosegue con altri aspetti che riguardano gli studi, la professione, lo stato di vita e quant'altro. La decisione può essere in positivo (fai questo... fai quello...) o in negativo (non fare... non dire...).

Per me così è stato: sono stato chiamato Marco perché è un nome non storpiabile - come Antonio diventa Toni, Giuseppe / Bepi, Giovanni / Nani - e questo in una prospettiva che fin da prima che nascessi, quarantacinque anni fa, mi condannava alla vita del paesello dove i genitori di mio padre hanno costruito una casa per loro e per la loro discendenza. Io detesto la vita di paese e infatti ci vado solo a dormire alla sera, trascorrendo il resto della giornata in centro città ove lavoro e coltivo le mie relazioni. Nel tempo libero non esco dal cancello di casa e mi dedico alla scrittura, a collezionare minerali, a cucinare per gli amici e soprattutto a microbi, fiori e piante, molto più generosi e grati di taluni primati del genere Homo.

Sono italiano (che bella, la lingua di Dante e di Manzoni, dell'opera e delle arti figurative) e sono stato battezzato cattolico, anche se sottolineo spesso di non essere cristiano - perché con quelli che oggi si dicono cristiani non condivido molto, almeno nel senso corrente del termine, che ha un significato troppo politico e poco religioso.

Non nego che in altri e lontani tempi (ora proprio no) forse avrei dedicato al Cristianesimo tutta la vita: ma la famiglia fatta dio, con tanto di benedizione di certi pretonzoli, ha pensato bene di condannarmi al matrimonio e alla procreazione. La sentenza è ben lungi dal diventare esecutiva e intanto ha contribuito e non poco ad allontanarmi dalla pratica religiosa: e ho scoperto di stare molto meglio senza.

In gioventù avrei voluto studiare musica: ma di musica non si vive, quindi meglio lasciar perdere, sempre a detta del patriarcato. Bisognava fare l'elettricista, l'idraulico o il muratore: così sperava la nonna paterna, con tutte le sue menzogne, le malelingue e le sue manipolazioni. Così speravano certi insegnanti al liceo, campioni di classismo e di provincialismo. Caspiterina. Gli è andata male. Mi sono diplomato con 98 e laureato per due volte con lode. In che cosa, non importa. Mi sarebbe piaciuto studiare Farmacia: ma in famiglia (sempre la famiglia, solo la famiglia...) nessuno lo è, meglio pensare al posto fisso subordinato in qualche azienda - magari la stessa dove ha lavorato il babbo. Altro atto di ribellione: ho deciso di fare l'insegnante. Stipendio basso, soddisfazione personale immensa. E possibilità di studiare per gli altri quel che mi piace, con qualche feedback molto positivo.

Taccio per privacy l'autore del messaggio - che ovviamente è un mio ex alunno, attualmente studente universitario di Medicina. Ricevere questi piccoli ritorni è rincuorante, molto più di certi recenti falsi auguri di persone che provano gusto nel tentare di farsi i fatti miei. Non tutto è perduto anche se molto del mio potenziale è stato sprecato. Via i rami secchi, sperando in una primavera florida. Intanto...

venerdì 11 ottobre 2024

Freddo, rose e speranze (quali?)

Il calar della sera, l'avvicinarsi del fine settimana e anche quelle nubi cariche di pioggia che si addensano sopra la Torre civica mi ricordano che sto invecchiando, accumulando anni, pancia e qualche rimpianto. I cassetti si riempiono di sogni infranti e di pezzi di carta - ma non di cambiali, per fortuna. 

Le rose sembrano lottare contro il freddo che avanza con largo anticipo, quest'anno; e con i loro colori rallegrano un poco il mio animo disilluso.

Così è: il sole cede il posto alla pioggia e il tepore di pochi istanti è travolto dall'umidità e dall'algore. Proserpina torna da Plutone - che almeno per i prossimi vent'anni non sarà più nemico della Libra e mi dicono che questa potrebbe essere una buona notizia. Chi vivrà, vedrà. Intanto io vedo la nebbia di mattinate sempre più grigie.

E andando verso ponente, tra i banchi emerge quel che resta del profilo del capoluogo: il sole non c'è e si è portato via le sue cime: i Monti del Sole da un lato e dall'altro la S'ciara.

Che dire... ogni tanto mi chiedo se posso ancora sperare che di veder sbocciare quella rosa che dovrò cogliere prima che appassisca insieme alle ultime speranze di poter realizzare almeno una favilla del fuoco, ormai estinguendo, che da giovane tanto si ravvivava in me... 


Illudersi fa male. Basta così. Mi accontento di un po' di serenità, di natura e di silenzio. 


Dvorak, Sinfonia "Dal Nuovo Mondo", II mvt. Largo

mercoledì 9 ottobre 2024

La forza dell'acqua che cade

Un paese straziato dalla guerra ha fame di energia per alimentare la voglia di rinascere. L'energia è la capacità di compiere lavoro, insegnava il professore di fisica a scuola: energia e lavoro hanno la stessa unità di misura. E il lavoro è dato dalla forza per lo spostamento. La forza dell'acqua che cade, catturata dall'ingegno umano, è trasformata in luce e vita per le comunità che rifioriscono.

Si costruisce una grande centrale idroelettrica: una cattedrale dell'energia, con tanto di affreschi che celebrano il trionfo dell'ingegno umano, vittorioso sulle indomabili forze della natura; e di mosaici che raccontano non le gesta di Cristo o le vite dei santi, ma le vie percorse dall'energia, che può essere trasformata in varie forme minimizzando le inevitabili perdite.

Fame di energia significa sete d'acqua per far girare turbine e alternatori: il resto lo fanno la forza di gravità e la legge di Faraday-Neumann - col segno negativo di Lenz. Per placare questa sete è necessario un bel bicchiere d'acqua, grande come una lunga e stretta valle chiusa da un muro di cemento armato alto 261,6 m, dalla forma a doppio arco: il più grande del mondo.

Il progresso non deve conoscere ostacoli: bastano due anni di sforzi ed il muro è là, e la valle è diventata un gigantesco bicchiere pieno d'acqua. Se ne rallegrano gli abitanti del paese ai suoi piedi: il cantiere ha portato numerose persone - ingegneri, geometri, maestranze - che per un po' hanno affittato camere, hanno mangiato in trattoria, hanno acquistato sigarette e pane fresco con formaggi e salumi. 

Se ne rallegrano molto meno coloro che nella lunga e stretta valle avevano la vecchia casa di famiglia, il campo da coltivare per avere di che sopravvivere, un pezzo di bosco per la legna da ardere nella stufa, durante i lunghi inverni, o il pascolo per portarvi d'estate capre, pecore e qualche bovino. 

Tentano di protestare, come possono: non sono andati troppo a scuola, giusto il necessario per non limitarsi a firmare con una croce e a contare le monete da non dare in elemosina al prete, visto sospettosamente come servo dei padroni e dei loro profitti più che come pastore di anime. Un pastore ha i calli e puzza; un prete no, tranne che nelle vuote e stolte opinioni di certuni accademici dei tempi nostri. Una giornalista raccoglie la voce dei valligiani e scrive: una giornalista, donna e pure "comunista". Ma scrive.

Intanto qualche smottamento comincia a risvegliare l'attenzione. Nell'altra valle, il guardiano della diga è trascinato nelle acque del piccolo lago artificiale dalla terra che vi è caduta dentro. Di là, si continua a riempire il bicchiere: l'acqua, tuttavia, risveglia un'antica frana che inizia a muoversi. Qualcuno si illude che si possa far scivolare lentamente la frana nell'invaso regolando il livello dell'acqua: si studia il caso costruendo un modellino in scala e destreggiandosi con il regolo e le tavole dei logaritmi.

Mercoledì di coppa: c'è una sola televisione per vedere la partita. Tutti giù in paese, all'osteria. E tra un'ombra e una cicca, il Real infila sei reti ai danni dei Rangers.

Intanto, Emilio era appena tornato da Caprile, dov'era elettricista nel cantiere di un'altra diga ancora - mai terminata. Non era riuscito a portare con sé quel sacco di patate che doveva scambiare nel paese a fondo valle con qualche coperta. Suo fratello Paolo sarebbe passato in macchina a prenderlo per andarci: era in ritardo, quella sera. Non arriverà più: fu la salvezza di entrambi.

Un sasso era caduto nel bicchiere colmo d'acqua e l'acqua era caduta sulla tovaglia - scriverà un paio di giorni dopo la tragedia un noto giornalista sul più importante quotidiano nazionale di allora. In quattro minuti, il paese a fondo valle e le sue frazioni non erano più, cancellate dalla forza dell'acqua che cade. Il fragore dell'onda cedette il posto al silenzio della morte. La luna, in cielo, rischiarava quella notte le bianche rocce. E il fango. E i detriti. 

Il silenzio durò per molti anni: fu interrotto dal genio di un giovane attore di teatro seguito da un regista cinematografico e da molte pubblicazioni e studi. E dai superstiti che hanno preso coraggio e hanno raccontato di quella notte in cui il tempo si è fermato.

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario: un dovere, quello della memoria, al quale Levi ci appella per la Shoah, ma che vale per ogni tragedia causata dall'uomo e dalla sua cupidigia.

sabato 5 ottobre 2024

Stagione delle piogge, edizione 2024

Quest'anno, la stagione delle piogge è arrivata con un mese di anticipo: di solito inizia a fine ottobre e invece è stata anticipata a metà settembre. Ne risente il mio umore, già altalenante di suo; ne risentono le articolazioni, piuttosto doloranti; ne risentono tutti i miei programmi di cose da fare in giardino, che è appassito prima del solito.


Devo portare in casa l'oleandro, che soffre a causa del freddo e dell'acqua; e anche l'eucalipto. Intanto l'iperico, bagnato qua e là, mi tenta e provo a fotografarlo ancora coperto di gocce...


Attendendo il rosseggiare dell'amelanchier, godo i colori dell'acero contemplando la valle del Piave.


Ecco, per una sera sembra tornare il sereno: i noccioli si rischiarano...


... post nubila, Phoebus!


Troppo tardi per pensare a un ultimo giretto in montagna. Mi limito ad accendere la tv e, steso sul divano, contemplo il lago di Carezza abbracciato dal Latemar.


E pensare che quel luogo, decine di milioni di anni fa, era un isola tropicale, con una laguna e le scarpate che portavano al fondale. Di certo, non è una scusa questa per andare in montagna con le calzature infradito, specie in queste ore che è arrivata la prima neve.


E allora? Che fare? Io sono occupato a preparare lezioni e a tenere il mio solito corso autunnale di Scienze Naturali all'Università degli Adulti Anziani di Belluno, dedicato al mondo minerale.


Proprio ieri ho raccontato di Giovanni Battista Brocchi (1772-1826), il naturalista bassanese noto per la sua Conchiologia fossile subappenina, opera pubblicata nel 1814 che ha tanto ha dato al progresso della paleontologia. Fu tra i primi a intuire che le specie si estinguono, idea riportata da Lyell e attraverso costui ripresa e ampliata da Darwin


Brocchi è inoltre autore di una memoria scientifica dedicata ai minerali della Val di Fassa, pubblicata nel 1811, in cui riporta tutte le specie note al tempo. In seguito ne furono scoperte altre due: la Gehlenite, nel 1815; e la Fiemmeite, nel 2018.


Brocchi, che per le sue simpatie napoleoniche era stato privato di incarichi amministrativi dopo la Restaurazione, terminò i suoi giorni a Khartum, nell'attuale Sudan, dove si trovava per cercare l'ubicazione delle antiche miniere dei faraoni, in una fase in cui l'egittologia era ancora agli inizi. Erano gli anni di Champollion e di Belzoni; e poi di Segato, di Caffi e di tanti altri che negli studi sull'Egitto hanno dedicato tanta passione, pur in ambiti diversi.


Se ne avessi l'occasione, non disdegnerei un viaggio in Egitto; ma se potessi scegliere, credo che la Rift Valley, il Kenya e la Tanzania sarebbero le mete che preferirei.


Intanto, mi tocca restare a Belluno a prendere la pioggia e il raffreddore. Per fortuna che hanno inventato il divano e la tv, le tisane e i libri da leggere, soprattutto!