sabato 30 settembre 2017

Immagini e animazioni per raccontare la Chimica (V)

Nel post precedente ho accennato all'importante scoperta di Giulio Natta: il polipropilene isotattico. La produzione di questa sostanza fu realizzata per la prima volta su scala industriale dalla Montecatini nello stabilimento di Ferrara, a partire dal 1957.

Propongo qui due filmati d'epoca, tra i tanti conservati dall'Archivio Nazionale del Cinema d'Impresa, che mostrano le immagini degli impianti, imponenti, attraversati da tubazioni, strade e 40 km di ferrovie interne.


Sulle note dei "Quadri di un'esposizione" di Mussorgsky, nella versione orchestrale di Ravel, il primo film illustra la chimica degli idrocarburi che impiega come materie prime il petrolio e il metano, l'acqua e l'aria.

L'azoto, tratto proprio dall'aria, combinandosi con l'idrogeno, tratto dal metano, è trasformato in ammoniaca e successivamente in acido nitrico, con brevetti originali Fauser - Montecatini.

In tal modo vengono prodotti nitrato ammonico e urea agricola per le (al tempo) sempre crescenti esigenze nazionali ed estere.


Con la lavorazione del petrolio grezzo si avevano gas di elevata purezza: etilene, propilene e buteni - che davano origine, attraverso una serie di sintesi e di trasformazioni, al fertene (polietilene di Ferrara) e al polistirolo.

Oltre a questi prodotti, nello stabilimento petrolchimico di Ferrara si producevano cloroetano, bromoetano, dicloroetano, acetone, plastificanti, ecc.

Dall'ossido di etilene, si otteneva il terital, una fibra sintetica di grande interesse.

Questo documentario è prodotto dal Gruppo Cinema Montecatini per la regia di Sandro Giusti e Giovanni Ventimiglia. Il seguente invece ha la firma di Alessandro Blasetti, con la voce narrante di Giorgio Albertazzi e le musiche originali di Roman Vlad. I temi sono gli stessi e le immagini simili: peccato per l'audio.


Ah, per concludere: ecco una foto dello stabilimento oggi...


... alla prossima! MC

giovedì 28 settembre 2017

Immagini e animazioni per raccontare la Chimica (IV)

Stamani, a scuola, ho mostrato il seguente video, dedicato a Giulio Natta e alla sua scoperta: la polimerizzazione stereospecifica del propilene per dare il polipropilene isotattico (PP), che il sorriso di Gino Bramieri ci ha insegnato a chiamare moplen - e di cui avevo detto qualcosa QUI.


L'importanza del moplen è celebrata in diversi video, facilmente ritrovabili su youtube o siti analoghi, come questo.


Altro video d'epoca che ricorda la realizzazione delle molecole isotattiche è quello presentato qua sotto, che evidenzia come esse si ottengono dal petrolio per distillazione e poi cracking a propilene, il quale è polimerizzato in polvere e in granuli e successivamente estruso e stampato negli oggetti più svariati.


Altri video ancora raccolgono preziose testimonianze dalla viva voce dei collaboratori di Natta: il professor Italo Pasquon, il professor Lido Porri e altri. Accanto a questi documenti, troviamo quelli che esaltano il progresso industriale e gli insediamenti di Ferrara, di Brindisi e in altre località italiane. 

Son pagine di storia, di sociologia, di tecnica che oggi abbiamo girato assai frettolosamente lasciandole dimenticate nell'Archivio Nazionale del Cinema d'Impresa. Per fortuna che esiste internet.

martedì 26 settembre 2017

Allegria...

Cosa succederebbe se lanciassero una bomba atomica da 800 kilotoni su Belluno

Ecco l'estensione dell'area colpita calcolata con un software liberamente consultabile QUI, messo a punto da Alex Wellerstein.

La sfera di fuoco avrebbe un raggio di 880 m; il colpo d'aria di circa 6,5 km e l'onda termica provocherebbe ustioni di terzo grado a chiunque si trovi in un raggio di 11 km.


Sono solo stime e congetture per fortuna, ma di questi tempi non si sa mai...



venerdì 22 settembre 2017

Un altro ancora...


E qui, che cosa ho in mano? 
La bozza di un nuovo lavoro editoriale, 
scritto a più mani questa volta. 
Opportune notizie a tempo debito!

mercoledì 20 settembre 2017

LE "AVVENTURE MOLECOLARI" DI P. MUSTO


Da una molecola può dipendere la nostra vita. Una molecola può guarirci o ucciderci; può regalarci la felicità o condurci alla pazzia. 

Grazie agli eccezionali progressi compiuti negli ultimi duecento anni dalla ricerca chimica e farmaceutica, la conoscenza di questi minuscoli mattoncini di cui è fatta la materia, invisibili all'uomo ma regolati in modo ferreo dalle leggi della geometria euclidea, si è legata in maniera sempre più intima alla nostra esistenza quotidiana e al nostro benessere. 

Partendo dalla sua storia di "cacciatore di molecole" (esperto delle tecniche spettroscopiche che ci permettono di identificare le diverse sostanze) l'autore ci guida in un viaggio nel mondo della chimica. 

Ci parla della struttura delle molecole, delle loro proprietà, degli effetti straordinari, in bene e in male, che possono avere su di noi. 

E racconta: racconta storie di grandi scienziati e grandi avvelenatori, di intuizioni geniali e colpi di fortuna, di commovente umanità e cieca avidità, di enormi sforzi collettivi che hanno salvato milioni di vite e di colpevoli negligenze che hanno provocato terribili tragedie.

martedì 12 settembre 2017

Immagini e animazioni per raccontare la Chimica (III)

Moltissimi sono i documentari e le biografie, in varie lingue, dedicati a Marie Curie (1867-1934), la grande scienziata polacca - naturalizzata francese - passata alla storia per aver scoperto il polonio e il radio e per aver isolato quest'ultimo allo stato elementare. Ella vinse per la prima scoperta il Nobel per la fisica nel 1902 - ex aequo con il marito Pierre Curie e con Henry Becquerel - e per la seconda il Nobel per la chimica nel 1911.

Tormentata fu la vita privata: dagli studi clandestini in gioventù, nella Polonia occupata dai russi al lavoro come domestica per mantenere la sorella; dagli studi a Parigi, vivendo in una soffitta, al matrimonio, interrotto troppo presto da un incidente.

Qualche gioia fu regalata, oltre che dai successi scientifici, dalla nascita delle due figlie. Il 12 settembre 1897 nacque Irene che divenne scienziata a sua volta e con il marito, Federico Joliot, scoprì la radioattività artificiale e vinse il Nobel nel 1935. La secondogenita Eva fu invece biografa della famiglia.

Ecco uno dei tanti documentari dedicati alla scienziata e alle sue scoperte ...


... che continua qui:


L'anno scorso è uscito un nuovo film: Marie Curie - the courage of knowledge di cui riporto il trailer in inglese, in attesa di vederlo intero in italiano.


In questo film è sottolineato un altro aspetto importante della vita privata della vedova Curie: la sua relazione adulterina con il matematico Paul Langevin che scatenò uno scandalo alimentato dai giornali antisemiti francesi (erano gli anni dell'Affaire Dreyfus). L'assegnazione del secondo Nobel mise tuttavia a tacere il tutto.

martedì 5 settembre 2017

AMPERE

Rileggendo biografie di scienziati illustri (attività assai più edificante che stare a sentire, non troppo pazientemente, gli autocompiacimenti dei sedicenti tali), ho avuto modo di riscoprire il grande André Marie Ampére

Questo nome, fino a qualche tempo fa, era sinonimo di incubi - dovuti al fatto che l'unità di misura dell'intensità di corrente elettrica si chiama ampere (simbolo: A) in onore di questo scienziato e costituisce una delle sette unità di misura del Sistema Internazionale delle misure.

André Marie Ampere nacque nel 1775. Figlio di un mercante, fu educato dal padre secondo i criteri dell'Emilio di Rousseau. Apprese il latino e lesse gli scritti di Eulero; studiò tutta l'Enciclopedia di Diderot e D'Alembert. 

Nel 1793, il padre fu ghigliottinato durante il Terrore; André Marie sprofondò in una forte apatia dalla quale si riprese dopo un anno applicandosi alla botanica e riscoprendo la fede cattolica. 

Si guadagnava da vivere insegnando matematica come precettore o in qualche liceo di provincia: si fece notare con alcuni scritti e fu chiamato a Parigi, presso il Politecnico, come docente di matematica e di chimica.

Come chimico diffuse la teoria atomica di Dalton; chiamò "cloro" il vecchio acido ossomuriatico (quel gas dal colore giallo verdognolo - in greco: chloros - che Scheele ottenne trattando l'acido muriatico, HCl, con la pirolusite); in una lettera a Berthollet, datata 1814, enunciò indipendentemente le stesse conclusioni di Avogadro in merito al fatto che volumi uguali di gas diversi, alle stesse condizioni di pressione e di temperatura, contengono lo stesso numero di molecole.

Si appassionò poi allo studio dell'elettricità: riprese l'esperienza di Oersted ed osservò come un filo percorso da corrente generi un campo magnetico; come due fili percorsi da correnti equiverse si attraggano e come due fili percorsi da correnti di verso opposto si respingano. Dopo essersi chiuso in casa per alcuni giorni a osservare e sperimentare, ne uscì con una memoria scritta in cui aveva posto le basi dell'elettrodinamica.

Al termine delle lezioni si ritirava a pregare il Santo Rosario nella penombra delle chiese parigine: la devozione e il raccoglimento colpirono particolarmente un suo allievo (e ospite), Federico Ozanam (1813-1853), che si convertì e fondò la Società San Vincenzo de' Paoli.

Ampere morì nel 1836 in povertà: aveva speso tutto ciò che possedeva in libri e strumenti scientifici.
Fu sepolto nel cimitero di Montmartre, dove riposa accanto al figlio Jean Jacques (1800-1864), filologo e glottologo.




sabato 2 settembre 2017

Immagini e animazioni per raccontare la Chimica (II)

Studiando la storia della Chimica del 1700, per preparare una lezione da proporre fra qualche settimana, ho "scoperto" (nel senso che prima, personalmente, io lo ignoravo) che anche Marat (1743-1793), il rivoluzionario, fu in realtà uno scienziato (tutt'altro che rivoluzionario). Trovate la sua biografia completa QUI.

Figlio di un frate di origine sarda, che lasciò la tonaca e la religione cattolica per scappare a Ginevra e diventare calvinista, Jean Paul Marat era medico: studiò a Bordeaux e a Parigi, esercitò in Gran Bretagna e poi di nuovo in Francia.

Nella sua casa di Parigi allestì un laboratorio, dove compiva esperimenti di fisiologia e di ottica, che descrisse in un'opera del 1778: Scoperte sul fuoco, sull'elettricità e sulla luce

Marat sosteneva che il calore emesso dai corpi incandescenti, chiamato fluido igneo, fosse costituito da corpuscoli pesanti e trasparenti in movimento e il movimento era causa del calore stesso.

In scritti successivi difese la teoria del flogisto, polemizzando ai danni di Lavoisier, pur senza nominarlo esplicitamente.

Il contrasto tra i due è evidenziato in una scena di questo sceneggiato che cerca di ricostruire la vita del chimico francese: ma, si sa, una sceneggiatura non è una biografia, anche se le ambientazioni sono sbalorditive.