venerdì 29 novembre 2024

Verona...

Verona, magnifica città veneta sulle rive dell'Adige, è stata il luogo ove recentemente ho vissuto una giornata diversa dal solito.

Verona, la città dove Shakespeare ha ambientato Romeo and Juliet: e la targa su un portone ricorda la triste vicenda dei due innamorati.

Nel cortile interno, ecco quello che vorrebbe essere stato il balcone di Giulietta...

...almeno secondo le intenzioni di chi accontenta sogni e desideri di coppie di innamorati che non mancano di lasciar traccia del loro passaggio.

L'impronta medievale della città si nota in molti dettagli architettonici e urbanistici, come i muri di cinta merlettati...


... o certi strumenti che parrebbero vecchi mezzi per amministrare la giustizia pubblica. In effetti, la Berlina di piazza delle Erbe è servita anche a questo, ma in realtà la catena con l'anello in ferro è uno strumento di misura atto a determinare la fassina (fascio di legname).


Sulle colonne sono scolpite come scanalature altre unità di lunghezza: la pertega (abbreviata in per), il bras (braccio) e il passus (passo). Anche sul basamento si osservano le unità del copo (tegola) e del quarel (mattone).


In piazza dei Signori troneggia la statua di Dante (e su di lui un immancabile piccione), che a Verona fu ospite di Cangrande della Scala, condottiero al quale il Poeta dedicò il Paradiso.


Dietro a Dante, sopra un arco, troneggia la statua di Girolamo Fracastoro, il medico veronese che per primo capì che le malattie infettive sono causate da germi da lui chiamati seminaria morborum, trasmissibili da un individuo infetto a un individuo suscettibile. 
Diede il nome alla sifilide scrivendo un poemetto in versi latini dedicato a Sifilo, condannato da Apollo a morire ricoperto di pustole e di piaghe.


Immancabile una visita all'Arena, tempio della lirica e dei grandi spettacoli.


Nessun dorma... un omaggio scaligero a Puccini, in questo giorno che ne ricorda il centenario dalla morte, mi pare d'obbligo. 


Stasera è in onda su Rai 5. Intanto arrivano il freddo, la neve e anche il Natale. E la vita scorre, come l'acqua dell'Adige o come un calice di Amarone: ogni sorso, un verso di una poesia fatta vino. E che vino! Che poesia!


Buon fine settimana!

domenica 24 novembre 2024

Fine novembre

L'altro giorno, Belluno è stata toccata dalla prima fugace nevicata...

Io non amo la neve e non amo il freddo. Preferisco l'estate e il caldo, anche se questo comporta zecche e zanzare, insieme allo sbocciare dei miei amati fiori e ai frutti che maturano sugli alberi. Purtroppo vivo in un posto dove il caldo dura poco ed è interrotto dalle piogge; e l'inverno è umido e fastidioso, anche se porta con sé tramonti dai colori bellissimi.

Le montagne si tingono di rosa e il fenomeno, chiamato più a nord "enrosadira", ha una spiegazione complessa che abbraccia l'interazione di certe lunghezze d'onda della radiazione solare con i cristalli dei minerali carbonatici che compongono le rocce sedimentarie di quelle montagne.

La sera, dopo il lavoro e i momenti culturali, si trascorre un po' di tempo al tavolino di un bar, chiacchierando del più e del meno davanti a un decaffeinato o a un calice - dipende dalla compagnia.

Recentemente, condividendo un caffè con un paio di persone che frequentano l'Università degli Anziani, il discorso è caduto sui ricordi di scuola, sugli svarioni - simpatici! - in una traduzione dal latino e sulle follie di una docente di greco di molti decenni fa, che alla prima lezione annunciava ai suoi discenti come la notte non fosse fatta per dormire, ma per studiare.

Ascoltando questi ricordi, mi sono interrogato su che cosa lascerò io ai miei discenti, immaginando che fra mezzo secolo parleranno di me non per ricordare la chimica o la biologia, ma la nota, il rimprovero o certe espressioni caratteristiche... Qualcuno ha annotato sul banco i miei intercalari, facendone la statistica!

E a proposito di notte insonne, quando James Clerk Maxwell, allora diciannovenne, arrivò all'università di Cambridge gli fu detto che vi sarebbe stata una funzione religiosa obbligatoria alle sei del mattino.

"Bene - rispose Maxwell - credo di poter rimanere alzato fino a quell'ora".

E intanto è giunta per me l'ora di pranzare... 


... non dopo aver letto una notizia - tra le tante di oggi - che mi ha rattristato, pensando ai miei sogni negati.

domenica 17 novembre 2024

Una dolorosa lettura

Ecco un libro che mi ha fatto male. Tanto male. Non perché mi sia caduto su un piede o perché qualcuno me lo abbia tirato in testa: ma perché - forse - se mi fossi realizzato come desideravo,  avrei potuto essere autore di una lettera come quelle che ho letto, raccolte in esso. Lettere di giovani costruttori di pace, lettere di uomini e di donne che servono la vita e prima ancora ne hanno rispetto, lettere di donne e di uomini che testimoniano che la vera ricchezza è imparare a fare a meno di ciò che si ha per scoprire giorno per giorno ciò che si è: fragili canne mosse dal vento e qualche volta spezzate.

Da giovane, terminato un liceo che mi dispiace aver frequentato, dopo aver preso il coraggio di mettermi di fronte allo specchio e scoprire che brancolavo nelle tenebre sull'orlo di un baratro, avevo finito per proiettarmi in una vita di servizio... così. Dovevo tuttavia prima finire quello che avevo cominciato. E l'ho fatto, consapevole che con un certo percorso avrei chiuso conseguendo il titolo per cui stavo studiando.

Realizzato che non sarei stato un buon medico, mi sono pensato più come farmacista. Per una serie di tristi circostanze non lo sono diventato, non lo diventerò e la cosa non mi lascia indifferente. Mi fa male. Ma per me era già stato deciso altro. Le tessere - del babbo, la discendenza - del nonno, la famiglia - della nonna, il matrimonio - di persone che non voglio neanche nominare, con la benedizione di quei preti che ho smesso di frequentare troppo tardi, che vedono solo nozze e famiglia, registri parrocchiali, schitarrate e uattanciu'...

Alla fine, mi trovo con dei pezzi di carta svuotati del loro valore dalla mancanza di passione; con una casa in un luogo dal quale me ne sarei volentieri andato anni fa; con una salute sempre più malferma e logorata dai progetti affondati, dai sogni in cocci, dalle delusioni di ogni giorno e dalla merda di sempre: padri, patriarchi, padriterni e patrie. 

Sto smettendo di credere e di sperare. Forse anche di amare: perché per qualcuno devo solo amare una ragazza che deve diventare fidanzata, moglie, madre e padrona della mia casa e di quel che resta della mia esistenza. E per questo qualcuno io non posso che amare così. Avrei amato volentieri in altro modo, nel servizio e nella dedizione agli altri. Ma qualcuno ha deciso che non potevo. Eh... le tessere... la casa... il matrimonio... gli eredi...

Eleggere a modelli grandi anime come Schweitzer, Burkitt, Canova era troppo. C'era la famiglia: quello era il mio destino. Così la sentenza, ben lungi dall'essere esecutiva. Mi restano solo la rassegnazione di attendere la mia data di scadenza e l'immediato timore che tra un po' arriverà ancora una volta la solennità dell'ipocrisia. Essa porterà, sulla slitta trainata dalle renne, la sfilata degli impiccioni, con sorrisi sornioni, auguri doppi e domande inopportune. Potrò, per una volta, rispondere a sonori bestemmioni? 

venerdì 8 novembre 2024

San Martino...

Ultimo giorno in città per questa settimana, gratificata da un weekend lungo, comprendente la Solennità di San Martino, patrono di Belluno.

Sfrecciando in Smart lungo la Sinistra Piave, trovo l'istante per scattare una foto alle montagne che sono un po' il simbolo della città, il Serva e il gruppo della S'ciara, mentre la nebbia emerge da fondo valle. A ponente, invece, Belluno è abbracciata dai Monti del Sole.

Uscendo dal lavoro, ammiro i monti che circondano l'Alpago.


Non mi capita molto spesso di contemplare da Lambioi, quasi in riva al fiume, il tramontare del sole.


Risalgo in città e vado in via Mezzaterra, cedendo alla tentazione di acquistare qualche libro dagli Eddini e di bere un calice. San Martino: senza castagne, ben venga un bicchiere di vino...


Poi, prendo la strada di casa e alzando lo sguardo mi pare di intravedere da una finestra un profilo familiare...


... non è la Regina Elisabetta, quella? Che ci fa a Belluno?


Tornato a casa, ieri, dopo una cena frugale, mi sarebbe piaciuto guardare la televisione. Avrebbero passato bei film sul piccolo schermo: Pompei, Turner, Sherlock Holmes... ma niente da fare. La stanchezza mi ha condotto sotto le coperte.


Ah già... sotto le coperte si è infilato anche Rodio, con un'espressione un po'... così!


Buon fine settimana... e ricordate di segnarvi in agenda l'appuntamento con il tradizionale Concerto di San Martino!

martedì 5 novembre 2024

Maxwell: opere postume

Il 5 novembre 1879 morì James Clerck Maxwell all'età di 48 anni, a due anni di distanza dalla diagnosi di un cancro addominale - lo stesso male per il quale morì la madre, alla sua stessa età, quando lui era ancora un bambino.

La prima biografia di Maxwell, pubblicata da Campbell e Garnett appena due anni dopo la morte dello scienziato e tradotta in italiano da Paola Magi (con la prefazione di Giulio Peruzzi), ha insieme il carattere di un epistolario e di un romanzo di formazione. 

Raccogliendo le testimonianze di chi lo conobbe da vicino, Campbell ci mostra aspetti poco noti della personalità del grande scienziato scozzese, seguendone lo sviluppo e la fioritura a partire dalla prima infanzia e dall’età scolare (con i termini di oggi, potremo dire che fu vittima di bullismo) fino all’insegnamento a Cambridge e alla direzione del Laboratorio Cavendish

Le numerose lettere di Maxwell lasciano trasparire l’originalità della sua personalità e del suo stile, la sua inclinazione all’umorismo, la profondità e l’ampiezza della sua vita intellettuale

Notevoli le osservazioni che egli scriveva ai suoi amici, in modo informale, spesso ironico e incline al paradosso, riguardo alla sua visione filosofica dell’uomo e del mondo; originale il suo stile epistolare – di grande vivacità, a volte oscuro, ma sempre ricchissimo di spunti e di arguzia – che spinge il lettore a guardare le cose da un punto di vista non convenzionale, offrendo a tratti gustosissime descrizioni di tipi umani, di situazioni di cui Maxwell è sempre pronto a cogliere il lato comico e a volte quasi surreale, a illuminarle di una luce folgorante (e non potrebbe essere altrimenti, per colui che ha scoperto che luce e fenomeni elettrici mostrano due volti di una medesima forza): «così da veder giù a diverse profondità attraverso la grande macina del mondo». 

Iniziato nel 1875, due anni dopo la pubblicazione del più oneroso Treatise on Electricity and Magnetism, il Trattato elementare di elettricità resta incompiuto per la prematura scomparsa dell'autore: nel suo status non-finito mi sembra di rileggere (e riascoltare...) la storia del celebre Requiem di Mozart, al quale il compositore mise mano dopo le vertiginose altezze raggiunte con la composizione del Flauto Magico (e non solo per quei Fa sovracuti imposti alla voce nella celebre aria della Regina della notte). 

Come il mozartiano Requiem fu terminato da Sussmayr, così lo è anche il Trattato elementare di elettricità - in seguito completato e rivisitato, anche sulla base del Treatise stesso, dall'amico Garnett che lo pubblica infine nel 1881, con risultati di assoluto rilievo: si tratta di un 'aureo libretto' in tutto e per tutto degno di figurare accanto al prezioso Matter and Motion e al discusso Theory of Heat

Con la sua impostazione intende contenere gli oneri matematici presenti nel Treatise, così da avere in cambio la possibilità di meglio focalizzare la fisica sottostante. In questo senso, per esplicito intendimento di Maxwell, l'aggettivo 'elementare' va inteso nel senso preciso proprio degli Elementi euclidei: l'essenza ed il fondamento

Maxwell, sensibile alle letture geometriche della fisica, fu affascinato dagli Elementi di Euclide, ai quali sempre si ispirò. Nell'attesa di pubblicare una seconda e riveduta edizione del Treatise, gli argomenti di questo volume espressero appieno il suo orientamento metodologico. Recentemente ho acquistato e iniziato a leggere la prima traduzione italiana, che contiene quattro scritti dedicati alla vita e al lavoro di Maxwell, firmati da Adriano Paolo Morando.

domenica 3 novembre 2024

Varie...

Litigano i miei gatti sul divano e litigano i candidati alle elezioni americane, uno dei due col supporto dell'uomo più ricco del mondo e l'altra parte col sostegno delle lobbies e del mondo industriale. Io non tifo per nessuna delle due parti: comunque vadano, ho come l'impressione che queste elezioni saranno seguite da tanta violenza che non si fermerà dentro i confini degli States


Vorrei la pace: nel mondo e prima ancora in quel che rimane della mia povera anima. Purtroppo vivo ancora l'incubo di scelte che non voglio attuare e che altri vogliono impormi e per questo continuano a vomitare nella mia vita le solite antiche menzogne: matrimonio, famiglia, sociale, etc.

Non sono cristiano, non sono collettivista (di destra o di sinistra che sia); mi professo laico, liberale, agnostico (specialmente se interessarsi di questioni metafisiche alla fine vuol dire, alla fin dei conti, doversi sposare...) e soprattutto farmacista mancato

Mi è stata negata l'ultima speranza di poterlo diventare quando, alla mia richiesta di iscrivermi all'università, mi è stato risposto (a firma della responsabile della didattica di facoltà - o meglio: di dipartimento di Scienze del Farmaco) che era ora di smettere di studiare e di pensare al matrimonio. A questo punto seguono un'infinità di improperi e di imprecazioni che lascio alla fantasia del lettore, il quale tuttavia non si permetterà di farmi la solita morale bigotta e borghese.

Non più ho voglia di amareggiarmi inutilmente, ma ho imparato che la libertà individuale ha un prezzo e che non vale la pena svenderla per false compagnie, per l'ipocrisia della comunità tanto predicata dai pulpiti o nelle piazze, per le consuetudini di una società occidentale, malata terminale, destinata presto all'exitus - che temo sarà assai cruento. Mi auguro di sbagliarmi, ovviamente, ma ritengo di non essere troppo nel torto...


J. Martin, The last judgment - particolare, Tate Gallery, Londra

venerdì 1 novembre 2024

Dal tempo all'eternità...

Mancano solo due mesi alla fine dell'anno e mi pare ieri che sia cominciato. Il trascorrere del tempo è spesso oggetto delle mie riflessioni e la misura degli intervalli di tempo è stata l'oggetto di una lezione che ho sviluppato l'altra mattina, con un rapido excursus, dalle osservazioni sul moto apparente del sole alle meridiane, dalle clessidre agli orologi ad acqua per giungere, tappa per tappa, all'invenzione dell'orologio da polso, ai primi modelli digitali e infine agli orologi atomici, che permettono di definire il secondo in relazione alle vibrazioni dell'isotopo del cesio con massa atomica 133

Non mi sono soffermato sulla misura degli attosecondi (il miliardesimo di miliardesimo di secondo), che ha valso il premio Nobel per la fisica nel 2023 a Pierre Agostini, Ferenc Krausz e Anne L'Huillier: ci tornerò più avanti.

Oggi, Primo Novembre, con la Solennità di Ognissanti, la Tradizione vuol proporre ad un ascoltatore attento la meditazione di un'altra dimensione, rispetto al tempo: quella dell'Eternità, abitata da Dio e dalle anime di coloro che lo hanno seguito in vita per raggiungerlo in morte. 

Una dimensione dalla quale l'Uomo d'oggi è distante, distratto e distolto dalla frenesia di una vita con l'acceleratore a tavoletta. Oppure da troppe illusioni e delusioni; o dall'obbligo di credere a menzogne e consuetudini, imposte con tanto di benedizione da chi dovrebbe tener aperta una finestra di cielo sulle miserie dell'esistenza terrena e invece fa di tutto per chiudere a troppe anime le porte di quel regno aperte a sì caro prezzo. Kyrie, eleison.


W.A. Mozart, Kyrie in re minore, K 341