sabato 30 marzo 2024

Un respiro per l'anima...

Una chiesa bellissima, quella dedicata a Sant'Ignazio di Loyola in Roma. Fu progettata da Orazio Grassi, matematico e architetto gesuita contemporaneo di Galileo, con il quale polemizzò sull'origine delle comete e sull'atomismo

La pianta è a tre navate: in ciascuna delle due laterali trovano posto tre cappelle, con altrettanti altari. Ecco, nella foto sotto, un dettaglio dell'altare laterale dedicato a Cristo crocifisso: sopra il tabernacolo risplende il quadretto del Sacro Cuore, sovrastato dalla raffigurazione scultorea di quella che per i cristiani (chi sono, oggi?) è la più alta espressione dell'Amore di Dio per gli uomini, Gesù sulla Croce.

Nell'affresco che domina il soffitto, il pittore Andrea Pozzo raffigura Gesù che, abbracciando la Croce, accoglie Sant'Ignazio in cielo.

La luce della Grazia risplende e riflettendosi attraverso il Santo e i suoi compagni si propaga con la Chiesa a tutti i continenti e a tutte le genti

Tale luce giunge fino al confessionale di padre Felice Cappello, nato a Caviola un secolo e qualche giorno prima dello scrivente. Divenne sacerdote a Belluno, professore di diritto canonico e poi padre gesuita, all'età di quarantacinque anni. Morì all'età di quasi ottantatre anni guadagnandosi la fama di "confessò dde Roma".

Ecco, nel suo confessionale, la stola, l'abito e il ritratto che ne immortala il volto sorridente. Una serie di pannelli ne racconta la vita, l'opera e la carità che suggeriva anche al giovane sacerdote fresco di ordinazione: "... non usi mai la severità. Il Signore non la vuole. Dia sempre la soluzione che permetta alle anime di respirare".

Uno dei precetti generali della Chiesa, per le persone di oggi un po' desueto, invitava un tempo il fedele a "confessarsi e comunicarsi almeno a Pasqua".  Dopo aver percorso il cammino quaresimale, l'anima muore al peccato con Cristo sulla Croce e risorge a una vita nuova nella grazia del sacramento. Così si insegnava una volta. 

Quindi sono arrivate altre mode, per cui la confessione è stata ridotta a una scusa perché il prete possa sapere i tuoi affari o quelli di chi ti è vicino - e i confessionali si sono svuotati

Poi è arrivato un aggiornamento della morale, per cui il peccato non esiste (e se non esiste il peccato, non esiste nemmeno la grazia, quindi non c'è redenzione...) ma bisogna imparare a comportarsi bene, a correggere i difetti, a non leggere i giornaletti, a non trastullarsi in solitudine, a non dire le parolacce, a non rubare la merenda al compagno di banco... e tutto intanto è finito là perché a tempo di uattanciù si sono svuotate anche le chiese - a meno che non ci siano opere d'arte da andare a vedere o concerti da sentire.

Chiedo ai veri cristiani (io notoriamente non lo sono e non lo posso essere): quale Pasqua festeggiate allora, domani? Per quale scopo Cristo sarebbe morto e risorto? Per fondare una multinazionale dell'immobile di lusso? Per offrire qualche occasione di vestirsi elegantemente e criticare con velenosa ma devota acrimonia chi non lo fa? Per stilare l'hit parade della predica più bella? 

"Gagliardo don Fulgenzio, ma preferisco padre Galdino... ha una voce più gradevole e la tiene più corta! L'altro monsignore invece sputacchia e borbotta e non si può ascoltare, per non parlare del vecchio canonico che è davvero noioso... è proprio rimasto di una volta!"

Meglio il silenzio e la contemplazione. Di quello che volete e che più vi si confà. Magari ci aiuta in questo Domenico Zipoli, musicista e anch'egli gesuita e missionario, con la sua Prima Elevazione

Pur essendo a casa, nel mio studio, io immagino di ascoltarla inginocchiato nella Cappella del Crocifisso presso la Chiesa di Sant'Ignazio a Roma in un giorno senza turisti che non esisterà mai. Almeno per me.


... auguri ...

giovedì 28 marzo 2024

Un triduo romano

Una gita a Roma all'inizio della Settimana Santa è stata quasi una grazia e un'occasione per riflettere sul fatto che erano ben diciannove anni che non scendevo nella capitale.

In realtà la gita l'ha fatta il gruppo di studenti che accompagnavamo una mia collega ed io: quindi si è trattato tecnicamente di un piacevole viaggio di lavoro più che di un viaggio di piacere. In questo post condivido qualche scatto e non tra i migliori, ma vi racconto almeno che cosa abbiamo visto. 

Arrivati lunedì in tarda mattinata, dopo un viaggio in treno di sei ore, ci siamo sistemati in un hotel nei pressi della Basilica di San Pietro

Nel pomeriggio, abbiamo visitato il Colosseo e la zona limitrofa, fino a piazza Venezia (con il Vittoriano circondato da tanti cantieri aperti) per proseguire in via del Corso, verso piazza del Popolo

Mannaggia a chi ha la mania dello shopping - alla quale ho ceduto pure io comperando un Trudy da regalare: nella galleria dedicata ad Alberto Sordi c'è un fantastico negozio di giocattoli che pare la dahliana fabbrica di cioccolato con tanto di Umpa Lumpa e bolle di sapone

Di ritorno, ecco una vista mozzafiato di Castel Sant'Angelo in notturna, mentre si specchia nel Tevere. Ci torniamo l'indomani, sotto la pioggia, che proprio non ci voleva, avendo in programma la visita agli spazi aperti presso l'immensa (e lontana) area del Foro italico e allo Stadio Olimpico

Lungo il tragitto, ecco le antenne della sede Rai e le cupole dell'osservatorio di Monte Mario.

Per evitare di bagnarci troppo a causa del diluvio incessante, quasi tutti abbiamo ceduto alla tentazione di acquistare per qualche spicciolo dei poncho parapioggia: sostanzialmente, dei sacchetti colorati simili a quelli neri per i rifiuti, provvisti di fori per le braccia e per la testa, con tanto di cappuccio. E fu così che l'espressione "sacco di Roma", dal 26 marzo 2024, ha cambiato per sempre significato.

Terzo giorno: Torniamo al di là del Tevere...

Campo dei fiori, con la statua di Giordano Bruno soffocata tra gazebo e bancarelle, ben bagnata anch'essa.

Piazza Navona, con le sue fontane, l'obelisco e il terrazzo reso celebre da Sophia Loren e Marcello Mastroianni in "Ieri, oggi e domani" e recentemente rilanciato dalle esibizioni di un giovane chitarrista durante il lock-down.

Pantheon, con l'ultima dimora delle salme dei reali d'Italia, la tomba di Raffaello - sulla quale deporre una rosa - e una coda infinita per entrare. Quasi come a San Pietro. Ma qui, su tutte, una tragicomica certezza si fa largo: all'esame, il Pantheon conoscerà la sua immancabile metamorfosi in Pantenone... 

Chiesa di Sant'Ignazio, con l'affresco di Andrea Pozzo che in un vorticoso e vertiginoso turbinio di figure rappresenta l'ascesa nella gloria del fondatore della Compagnia di Gesù al quale è intitolato questo edificio - simbolo del Barocco romano.

A Sant'Ignazio ritornerò in un prossimo post: spostiamoci dunque a Fontana di Trevi, giusto perché tutta l'acqua che abbiamo preso non ci ancora è bastata...

In questi giorni, come potrete immaginare, è stato impossibile avvicinarsi a Camera, Senato e Quirinale. Abbiamo visto - dietro lo Stadio dei Marmi - la Farnesina.

Forze dell'ordine dovunque: a loro che operano per la nostra sicurezza va tutta la nostra gratitudine.

Quanto sei bella Roma, quando piove... - canta QUI Venditti - ... Roma capoccia der mondo infame. Forse senza pioggia l'avrei apprezzata molto di più, come ebbi occasione di fare quando ero assai più giovane e di belle speranze. Disattese, ovviamente: ma questa è un'altra storia.

Toh... proprio adesso che partiamo per tornare a casa ha smesso di piovere ed è tornato il sole... 

... arrivederci, Roma! Goodbye... Au revoir...

domenica 24 marzo 2024

Riflessione da leggere, "Lamentazione" da ascoltare

La breve riflessione domenicale che presento in questo post riguarda i libri presenti nelle nostre case. Un tempo, essi erano quasi esclusivamente riconducibili al sussidiario della scuola elementare (per chi arrivava alle classi terminali), al catechismo di Pio X e ad altre pubblicazioni religiose: le Massime eterne, la Filotea, le vite dei santi e le allegrezze o i dolori della Madonna.

Poi sono arrivati i libri di scuola delle medie e delle superiori; le pubblicazioni a costi contenuti vendute nelle edicole, con raccolte di poesia o di letteratura, di minerali, di musica o di enciclopedie pratiche: ricordo ancora l'Italia (della De Agostini) o Arredare Country - che incuriosì la mia adorata genitrice - o Esplorando il corpo umano, di cui conservo ancora la prima edizione (con il modello anatomico ma senza le videocassette: non avevo il videoregistratore all'epoca). 

A proposito di enciclopedie, poi fu la volta dei venditori porta a porta, delle serate in casa di questo o quell'amico col rappresentante che ti rifilava l'ennesimo rifacimento aggiornato dell'enciclopedia che avevi vinto due anni prima alla lotteria rionale. 

E vennero i tempi dei libri a mille lire, che acquistavo da adolescente e che personalmente mi hanno permesso di leggere molti classici della letteratura, da Seneca a Shakespeare

E poi fu internet - che per molti rese futile la carta stampata: gli alberi ringraziano. 

E poi la televisione, con film, documentari, programmi di approfondimento e quant'altro. Meglio una parete occupata da uno schermo gigante che da una libreria, se non altro quando bisogna spolverare. 

Infine youtube, instagram, tiktok... massime autorità culturali del momento.

Personalmente io amo i libri e amo soprattutto i miei libri: quelli che acquisto, leggo, rileggo e colloco su qualche ripiano. Quelli dai quali faccio fatica a separarmi, anche quando mi alzo al mattino per andare al lavoro. Quelli che regalo. Quelli che scrivo e poi restano là, come bozze perenni. Quelli che pubblico e che poi non presento mai: forse per pigrizia, sicuramente per odio verso le masse e per la fobia degli assembramenti in generale. 

Non sarò mai grato abbastanza al dottor Leo Sternbach, il padre delle benzodiazepine, quella classe di miracolose sostanze che aiuta l'Occidente a sopportare se stesso. Sicuramente aiuta me nel rendere meno spiacevoli certe situazioni sociali che altrimenti diverrebbero invivibili tragedie... 

Va bene. Niente lamentazione. Anzi! Si... eccovi, per concludere, la sinfonia "Lamentazione", composta da Haydn utilizzando la melodia gregoriana delle "Lamentazioni" per la Settimana Santa che potete riconoscere affidata all'oboe (e ai violini) sia nel primo sia soprattutto nel secondo movimento. Dopo averla ascoltata, buon proseguimento di navigazione.


Sinfonia in Re minore - Lamentazione, F. J. Haydn

venerdì 22 marzo 2024

Per la giornata mondiale dell'H2O

Oggi ricorre la giornata mondiale dell'acqua, un bene preziosissimo che troppo spesso diamo per scontato. A noi basta guardare dalla finestra per vedere l'acqua scorrere nel fiume o colmare un lago; basta aprire un rubinetto per averla a disposizione in casa ad ogni ora del giorno, calda, fredda, potabile; basta sollevare lo sguardo verso le montagne per ammirarla, bella bianca, allo stato solido. Altrove purtroppo non è così; ma ciò non può diventare una scusa per forzare un falso appello a quella solidarietà che finisce sempre per tradursi in un fiume di denaro da prelevare dalle solite tasche dei contribuenti.

Per celebrare questa giornata dell'acqua ho somministrato una verifica a tema, dopo averne spiegato ampiamente la storia e le proprietà chimiche e fisiche. Ve ne ripropongo la traccia già completata: i numeri si riferiscono ai vari esercizi.

1) Oggi sappiamo che l'acqua è un composto ma nell'antichità Talete la riteneva il principio di tutte le cose mentre per il grande filosofo Aristotele essa era uno dei quattro elementi.

2) Lavoisier scompose l'acqua per mezzo di una canna di fucile arroventata: in una storta di vetro fece bollire dell'acqua  e ne convogliò i vapori in un tubo di ferro immerso nei carboni ardenti. La parte terminale del tubo entrava in una bottiglia a due colli; il secondo collo era collegato, tramite un refrigerante a serpentina, a un bagno idropneumatico.

Il vapore acqueo generato nella storta si decomponeva in idrogeno e ossigeno nella canna di ferro per effetto del forte calore; l'ossigeno si combinava col ferro; l'idrogeno attraversava la bottiglia e il refrigerante per raccogliersi nel bagno idropneumatico; il vapore acqueo non decomposto ricadeva come acqua liquida nella bottiglia. 

La somma della massa dell'idrogeno raccolto, della massa dell'acqua della bottiglia e dell'incremento della massa della canna di fucile (pesata a temperatura ambiente prima e dopo l'esperimento) corrispondeva alla massa dell'acqua inizialmente introdotta nella storta: nulla si crea, nulla si distrugge.

3) In una molecola d'acqua, gli atomi di H e di O sono uniti da legami covalenti; tali legami sono polari e nella molecola possiamo evidenziare una separazione di cariche con segno + sull'idrogeno e segno - sull'ossigeno. Le molecole d'acqua si uniscono formando una rete di legami idrogeno che determinano le proprietà di questa sostanza straordinaria.

4) Tensione superficiale, densità, capillarità.

5) La bagnabilità è una proprietà dell'acqua dovuta alle forze di adesione.

6) Le sostanze insolubili in acqua precipitano se la loro densità è maggiore di quella dell'acqua.

7) Sostanze come litio, sodio oppure l'anidride carbonica reagiscono con l'acqua: i primi due liberando idrogeno e formando gli idrossidi corrispondenti; l'ultima formando acido carbonico.

8) L'acqua è un solvente polare: gli elettroliti si dissociano formando anioni e cationi

9) Gli acidi liberano cationi H+ mentre le basi liberano anioni OH- e i sali cationi e anioni diversi da H+ e OH-.

10) Le reazioni di neutralizzazione tra un acido e una base portano alla formazione di un sale e di acqua. Così, dall'acido fosforico e dall'idrossido ferrico si formano fosfato ferrico e acqua; o dall'acido cloridrico e dall'idrossido di litio si formano cloruro di litio e acqua.

Vi lascio con un problema per casa da risolvere...

  • Una vasca da giardino ha la forma di un parallelepipedo a base ottagonale, il cui lato misura 60 cm e l'altezza 70 cm.
  • Una fontana alimenta la vasca immettendo tre litri d'acqua al minuto.
  • Lo scarico sul fondo elimina invece due litri d'acqua ogni due minuti.
  • Supponendo che al tempo t = 0 la vasca sia vuota, calcola qual è il livello dell'acqua raggiunto dopo mezz'ora. 
  • Quanto tempo occorre perché la vasca si riempia completamente? 
Vi ricordo che il numero fisso dell'ottagono è 1,207...

mercoledì 20 marzo 2024

Sulla strada per il settimo paradiso...

Mammiferi: una classe di vertebrati, caratterizzata dall'allattamento della prole che ha colonizzato praticamente ogni ambiente, dai poli ai deserti, dalle foreste equatoriali ai paesaggi temperati senza tralasciare gli ambienti acquatici.

Proprio l'allattamento ha colpito l'attenzione di qualche giovane curioso il quale, tra i tanti interrogativi, chiedeva se un individuo adulto potesse assumere il latte materno. 

Per rispondere a questa domanda, ho consigliato di studiare un'opera pittorica di Caravaggio, Le sette opere di misericordia

Il pittore lombardo realizzò il dipinto nel 1606, appena giunto a Napoli fuggendo da Roma, dove si era macchiato di un grave delitto per il quale era stato condannato alla decapitazione.

In un'unica scena, trionfano le sette opere di misericordia corporale, metro del giudizio finale. Qualcuno ricorderà il brano del vangelo di Matteo, nella seconda metà del capitolo 25; qualcun altro le formule imparate al catechismo: sfamare gli affamati, dissetare gli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, confortare i carcerati, seppellire i morti.

Sulla destra della raffigurazione, si nota una giovane intenta ad allattare un vecchio: l'artista raffigura Cimone, condannato a morte per fame, sfamato segretamente dalla figlia Pero che lo allattava al seno e graziato dai magistrati commossi da tanto amore e soprattutto dalla devozione filiale. 

Da notare le gocce di di latte che bagnano la barba dell'uomo. Al contempo, Pero incarna la virtù cristiana della Carità e Cimone quella della temperanza. Usando l'aggettivo "cristiana" mi riferisco alla grande Tradizione, non a una certa attualità localizzata. Tuttavia, il dato materiale della rappresentazione può costituire benissimo una risposta alla domanda sopra ricordata: può un individuo adulto assumere il latte materno?

A proposito di mammiferi, chiudo mostrando un video nel quale riprendo la mia televisione mentre trasmettono lo spezzone di un documentario, dedicato al sesto paradiso - quello che potremmo vivere noi, qui ed ora, sul nostro pianeta. 

E invece no: ci condanniamo a morire poco a poco, avvelenandoci con vecchie menzogne prima ancora che con le esigenze del profitto a tutti i costi e con l'utopico miraggio di una crescita infinita

Ma quando arriverà la prossima estinzione (e arriverà, presto o tardi), la specie dominante (la nostra) sarà la prima a scomparire. E la Terra resterà. E la vita, spinta dalle leggi dell'evoluzione, ripartirà con nuove specie che popoleranno un settimo paradiso

Non siamo capaci di amare il sesto; inutile lasciar libero corso alla fantasia per immaginare come sarà il successivo, a noi certamente precluso. Il nostro ineluttabile destino è d'esser cacciati ancora una volta da quell'Eden che in fondo al cuore proprio non desideriamo.


Da: Passaggio a Nord-Ovest, 16.03.24

lunedì 18 marzo 2024

Il ritorno di Proserpina è vicino...

Voglio cominciare la settimana con una rassegna di immagini della natura attorno alla mia casa, che si risveglia annunciando il ritorno di Proserpina dall'oltretomba.


Comincio all'alba e proseguo immortalando sulla cima di un albero spoglio una gazza di vedetta. Sullo sfondo, le montagne innevate di Zoldo e del Cadore, verso nord.


Ecco invece le primule (Primula vulgaris)...


... e i denti di cane (Erythronium dens-canis L.).


La prima ape si affaccenda sull'albicocco che timidamente apre i suoi fiori ai primi tepori.


E giunge il tramonto, che aggiunge un tocco di rosa all'azzurro del cielo e al verde del prato puntinato di bianco, giallo e viola.


La colonna sonora ideale sarebbe costituita dal cinguettio delle molte specie avicole e dai primi ronzii degli imenotteri. Purtroppo non ho i mezzi per condividerla e allora vi propongo l'ascolto della quinta sinfonia di Schubert, linkata da Youtube. Il dipinto sullo sfondo, più estivo che primaverile nel trionfo di quei gialli sgargianti, sia un caloroso augurio di buon inizio della primavera. 


sabato 16 marzo 2024

Archimede e gli specchi ustori


Ecco il link ad un video pubblicato su youtube nel 2011 dal signor Domenico D. il quale ripropone uno spezzone del 1914 dedicato agli specchi ustori, tratto dal celeberrimo film Cabiria di Giovanni Pastrone (con il contributo di Gabriele d'Annunzio...).

Nell'immaginario collettivo essi sono indissolubilmente legati all'assedio di Siracusa, durante il quale Archimede li avrebbe usati per bruciare le navi romane.

L'episodio non è tuttavia ricordato da Polibio (che è la fonte più attendibile sui congegni bellici ideati da Archimede durante l'assedio), né da Livio né da Plutarco, ma è riferito da varie fonti tarde.

Ne parla per primo Galeno, seguito poi da Cassio Dione Cocceiano e da vari altri autori, tra i quali i bizantini Giovanni Zonara e Giovanni Tzetzes, ma anche il barone von Riedesel.

Essi aggiungono particolari ai racconti più antichi, descrivendo gli specchi ustori come composti da una serie di specchi piani opportunamente orientati.


I raggi del Sole concentrati dagli specchi in un unico punto sarebbero stati in grado di bruciare il legno delle navi romane.

La struttura è costituita da almeno ventiquattro grandi specchi piani, disposti in una figura esagonale su un graticcio ruotante su un palo fissato al terreno: lo specchio centrale serviva a dirigere il raggio solare riflesso sull'obiettivo, mentre gli specchi laterali venivano fatti convergere con un sistema di cinghie.

(testo tratto dal commento in calce al video su youtube)

PS: sbaglio o la musica mi ricorda lo stile di Scarlatti?

venerdì 15 marzo 2024

Chiodi e dolori...

Nella giornata di ieri, 14 marzo, sono stato accompagnato da due chiodi fissi

Il primo, estremamente doloroso, era conficcato nella fossa iliaca sinistra, in corrispondenza del diverticolo al colon che talvolta si infiamma, specie quando cedo alla tentazione di ingerire cibi e bevande che non dovrei.  


Il secondo, più arcano, era puntato nella mia mente: pi greco, quel 3.14 che abbiamo imparato a conoscere in quarta elementare per calcolare l'area del cerchio, che vedete anche in fotografia sul datario dell'orologio (beh, d'altronde era il pi-day, giornata internazionale della matematica) e che, irrazionale e trascendente, continua con una successione infinita di cifre, raccontata nel video seguente, tratto dalla serie Person of interest (stagione 2, episodio 11).


Pi greco è noto anche come costante di Archimede: al matematico di Siracusa dobbiamo la sua "scoperta" e anche il simbolo, dall'iniziale del termine greco periphereia usato per indicare la circonferenza. E chi ricorda ancora qualche cosa di geometria, sa che ritroviamo il suo simbolo in varie formule che oggi si faticano ad imparare e a tenere a mente.


A proposito di periferia e di Siracusa: ho ricordato recentissimamente in un certo contesto - sul quale glisso - che a settentrione dell'antica polis si trova uno dei Siti di interesse nazionale

Ho tentato di illustrarlo (troppo) brevemente proiettando un servizio de Le Iene di qualche anno fa e condividendo la lettura di alcuni testi, tra i quali un editoriale di Marco Cattaneo (Le Scienze, 633, maggio 2021): il peso delle cicatrici del passato

Quasi ogni provincia d'Italia ha le sue cicatrici, più o meno con la medesima scaletta: il miraggio del lavoro, l'illusione del progresso, la natura stuprata, i morti, il silenzio. E tante promesse mai mantenute, tanti denari finiti chissà dove. 

Restano il dolore e le lacrime. Per i suoi figli, anche quelle della Madonna.


V. Bellini (1801-1835), Salve Regina

sabato 9 marzo 2024

Viola, fuxia e altri grigi pensieri

L'importanza dell'industria dei coloranti nella nascita e nello sviluppo della chimica organica è un dato che ricordo spesso a lezione e che emerge anche in sede di esame di stato, tanto che pure i miei colleghi di altre materie mi ripetono la cosa - insieme all'ammoniaca, agli esplosivi, a Pasteur e a Marie Curie - con un tono un po' canzonatorio al termine degli orali, dopo aver dovuto ascoltare almeno venti volte le stesse cose.

Quest'anno ho aggiunto che proprio studiando le proprietà dei coloranti in relazione ai microbi, Paul Ehrlich ha posto le basi della chemioterapia. E pensare che la sua passione per i colori gli attirò dapprima il biasimo dei suoi insegnanti all'università e infine il premio Nobel, nel 1908. 

Da studente, i coloranti piacevano tanto anche a me: e studiando questi ho poi realizzato che mi interessavano molto di più le molecole dei farmaci e la loro biochimica. Conclusi gli studi, non ho avuto più modo di dedicarmi ai primi e tanto meno ai secondi, ahimè.

Tempo fa, avrei voluto acquistare del cristal violetto (o violetto di genziana o violetto di metile) in soluzione 1%. Mi pareva di ricordare che era venduto in farmacia come antimicotico e batteriostatico e per questo chiedo informazioni alla mia farmacista di fiducia. Ella mi risponde che non è disponibile per la vendita.

Io mi arrabatto cercandolo on-line e vedo che il prodotto esiste ma è dato per esaurito o non disponibile come farmaco: 30 mL costavano poco meno di 3 euro. Come colorante per microscopia costa molto di più: ed era questo l'uso che volevo farne, in realtà; non ho micosi cutanee da curare.

Poi approfondisco la ricerca e scopro che il dotto, preparato e coltissimo (soprattutto in materia medica e farmacologica) ministro della salute di qualche anno fa ha firmato il decreto per togliere il cristal violetto dalla circolazione, con la scusa che è un possibile cancerogeno

Certo. Si tratta di un derivato di ammine aromatiche facilmente ossidabili: un tempo era impiegato per trattare il mughetto dei bambini. O per tingere i capelli di viola. Ma improvvisamente è diventato cancerogeno per legge. E non dubito che lo sia; la chimica non ha bisogno di timbri e ceralacca. Tuttavia, altre ammine aromatiche potrebbero essere cancerogene: per coerenza, allora, dovrebbero essere messi fuori commercio nove farmaci su dieci. E non solo i farmaci.

Poco fa guardavo la formula della fuchsina, colorante utilizzato nella preparazione della vecchia tintura rubra del Castellani, insieme ad acido borico, fenolo, resorcina, acetone, etanolo e acqua.

Strutturalmente è molto simile a quella del violetto di genziana: sono ambedue coloranti derivati dall'anilina (la fuchsina) o dalla N,N-dimetilanilina (il violetto) che appartengono alla classe dei triarilmetani, con tre sistemi aromatici legati a un atomo di carbonio, ottenuti per reazione delle aniline o dei fenoli col cloroformio in presenza di cloruro di zinco; oppure via chetone di Micheler - nel caso del violetto

Infatti anche la fuchsina è stata messa fuorilegge ed è fuorilegge da cinque anni pure il Castellani, possibile cancerogeno anche quello. 

E allora abbandoniamo il mondo dell'illegalità (quello della chimica militante l'ho lasciato anni fa) e consoliamoci con la letteratura, rileggendo Levi laddove ci ricorda che "preparare il bromobenzene o il violetto metile secondo il Gattermann era divertente, anche esilarante, ma non molto diverso dal seguire le ricette dell'Artusi". Già. Divertente. Esilerante. In una parola: cancerogeno. Lo sono pure certe ricette dell' Artusi.

Tuttavia - e qui per oggi concludo - in un mondo grigio, dove ogni giorno è uguale ad un altro ed è negato ogni diritto di pensare altrimenti e di sperare in qualcosa di diverso, si muore di noia. Altrove: di fame. O di morte violenta. Si muore.

giovedì 7 marzo 2024

Tommaso ed io

Ieri sera, 6 marzo, sono rimasto inquieto per diverse ore. La data di oggi, 7 marzo, rimbalzava nella mia mente come dovessi ricordare qualcosa di importante e non ricordavo cosa... e non ricordavo il perché. 

Un compleanno? Ma di chi? Un anniversario? Un centenario? Torno indietro al 1924... al 1824... al 1724... e il pensiero corre ai miei vecchissimi studi pre-chimici e in particolare a Kant, nato il 22 aprile di quell' anno. Non di lui si trattava, tuttavia. 

Solo dopo qualche esitazione risolvo l'inghippo, ripensando alla tesi che scrissi per conseguire il magistero in scienze religiose, nel lontano 2008, dedicata al Lauda Sion Salvatorem: compendio poetico della teologia tomista sull'Eucaristia

Ascoltiamo il testo dell'inno, musicato da Mendelssohn, in una solenne cantata per soli, coro e orchestra che commentai due anni prima, nelle note di libretto di un cd.

Ecco!!! Il 7 marzo 1274 nacque al cielo San Tommaso d'Aquino! Sono trascorsi ormai 750 anni dalla dipartita del maggior filosofo e teologo dell'Età di Mezzo, spirato nell'abbazia di Fossanova, sulla strada che l'avrebbe condotto al secondo concilio di Lione, convocato da Gregorio X per discutere di una riforma della Chiesa (... semper reformanda!), di un accordo con i Cristiani ortodossi e dell'eventualità di una crociata per liberare Gerusalemme dal dominio dei Saraceni. 

Al concilio avrebbe riabbracciato il suo maestro, Sant'Alberto Magno, il doctor universalis; e avrebbe incontrato il francescano San Bonaventura da Bagnoregio, il doctor seraphicus, che sarebbe morto il 15 luglio del medesimo anno.

Giovane rampollo della famiglia dei conti di Roccasecca, Tommaso fu destinato alla carriera ecclesiastica sin da fanciullo, secondo una consuetudine del tempo; fu novizio nel monastero di Montecassino e poi studente di teologia a Napoli, ove rimase affascinato dall'Ordine mendicante dei frati Predicatori - detti Domenicani, dal nome del fondatore, lo spagnolo San Domenico di Guzman.

La vocazione fu contrastata dalla famiglia - secondo un copione che si ripropone intatto nei secoli, ma in questo caso vinse lo Spirito. Tommaso fu allora a Parigi e a Colonia come allievo di Alberto Magno; e su indicazione di questi tornò sulle rive della Senna come docente di teologia. Lasciò definitivamente la Francia solo nel 1272, per trasferirsi prima a Napoli e poi di là presso il castello della sorella Teodora.

La biografia del Santo è tratteggiata in modo mirabile da molti autori dell'Ordo Predicatorum; da filosofi, come Maritain; da scrittori, come Louis De Wohl, di cui lessi a suo tempo il romanzo storico La liberazione del gigante (Rizzoli, 2002), del quale colgo qui l'occasione per suggerire la lettura. 

Nel seguire le vicende dell'imperatore Federico II e di San Tommaso, lo scrittore (e astrologo) ungherese si cimenta in una narrazione appassionata che tenta di far breccia nel cuore del problema da cui è nata tutta la civiltà europea: il rapporto tra fede e ragione.

Fonte dell'immagine: QUI

Per scrivere il mio lavoro, mi sono immerso a suo tempo nella lettura di opere più impegnative: passi della Summa theologiae e della Summa contra gentiles; commentari agli scritti di Tommaso di autori successivi, tra i quali papa Leone XIII - che lo indicava agli studenti di teologia quale modello da seguire nell'enciclica Aeterni Patris. Lo stesso fecero i padri conciliari in Optatam totius (n. 16), documento che il Vaticano II ha dedicato alla formazione presbiterale.

E di tutto questo, che cosa (mi) resta? Pensando a Tommaso, sovvengo le appassionate esclamazioni di stupore e di meraviglia di don Angelo Secolini, mio professore di metafisica, che parlando di Dio prendeva a prestito da Aristotele alcune espressioni in greco e poi traduceva: "Colui che per essenza è! Tommaso aveva capito tutto! Era davvero un genio, quello là...".

Proseguendo, come non pensare alla tenerezza dei ritratti di Beato Angelico, che dell'Aquinate ci restituisce le sembianze e soprattutto il pensiero, sublimato in pittura.

E a scuola? Beh, io insegno biologia, chimica e non parlo certo degli scritti sull'alchimia a lui attribuiti. Lascio ai colleghi di filosofia la trattazione del suo pensiero, di solito ricondotto a qualche sottolineatura sul problema dell'ente e dell'essenza e alle cinque vie per dimostrare l'esistenza di Dio. 

Ma chi racconterà mai, invece, il Tommaso mistico? Quello stesso Tommaso che, terminato il trattato sull'Eucaristia, lo depone ai piedi del Crocifisso e da Questi si sente dire: "Bene hai scritto di me, o Tommaso! Qual ricompensa desideri?". E il santo risponde: "Null'altra ricompensa se non Te, Signore". E il Tommaso poeta così conclude il Lauda Sion: "Tu nos pasce, nos tuere, Tu nos bona fac videre in terra viventium."

lunedì 4 marzo 2024

Per ritrovare e ritrovarsi...

Ho ritrovato ieri sera l'unica copia cartacea di un articolo che avevo scritto nientemeno che per il giornale parrocchiale (numero di dicembre 2006), nel quale raccontavo la genesi degli affreschi che abbelliscono il presbiterio della chiesa arcipretale di Cadola. Ecco la foto della pagina 11, dove è riportato il testo per intero.

La bellezza salverà il mondo, ripeteva Papa Giovanni Paolo II citando Dostoevskij. All'epoca ne ero convinto, oggi lo sono meno. Parrocchia e musica sono acqua passata che non macina più, come avrebbe potuto insegnarmi mio nonno materno, mugnaio e già proprietario dell'ultimo molino ad acqua che chiuse l'attività nel comune dove viveva. Tanto mio nonno quanto quel comune non esistono più: l'uno mancato 12 anni fa, l'altro fuso insieme alle comunità limitrofe per far nascere una nuova realtà. Altra storia, altra parrocchia, altra diocesi. 

La bellezza della vita, quella che salva il mondo, è altra rispetto alla routine del quotidiano: non ricordare ciò che ci si lascia alle spalle, non rimestare il cucchiaio nella stessa minestra, ma guardare al domani con il cuore gonfio di gratitudine per l'oggi e anche per ciò che è stato, nel bene e nel male

Nuove attività, nuovi ambienti, nuovi amici... e perché no? Un nuovo libro da concepire e scrivere. Di Cadorin ho accennato qualcosa in quello che ritengo ormai vecchio, tra Cadola, Bassano e Trieste: ma non sono uno storico dell'arte. Sono solo un modestissimo fruitore dell'arte, che ama le esposizioni, il silenzio dei musei, i cataloghi da sfogliare, i colori, le forme, le figure. Scusate se è poco... ma così è.


(Guido Cadorin, opere; sopra: ritratto del padre Vincenzo, fiori, Madonna)