Un disastro come da tempo non si vedeva ha martoriato la montagna veneta: frane, smottamenti, esondazioni, strade cancellate, campi sott'acqua, case scoperchiate dal vento fortissimo di lunedì scorso.
Non dico di più: lascio ad altri il compito di riportare la cronaca di un evento annunciato: QUI potete leggere un'intervista al Prof. Luigi D'Alpaos, che da anni mette in guardia sulle conseguenze del dissesto idrogeologico e sulla necessità di non sottovalutare la situazione. Nel testo linkato il riferimento è all'ultimo tratto del corso della Piave - ma un discorso analogo può essere esteso a tutto il bacino idrografico.
Interessanti sono anche le considerazioni espresse in questo video: più che interessanti, direi fondamentali (per fortuna ci sono ancora Luminari che fan ben sperare per la dignità dell'Università italiana).
Ecco, nella foto sotto, le acque della Piave ingrossate e cariche di detriti: non me ne voglia D'Annunzio, ma riporto ancora una volta il nome del fiume al femminile, anche se il Vate non poteva sopportare che un eroe della Grande Guerra potesse essere donna.
Più di metà della provincia di Belluno è rimasta senza corrente elettrica e senza collegamenti telefonici per moltissime ore.
Per lo scrivente, il disagio imposto dal maltempo si è limitato a questo: trentasei ore senza elettricità e senza internet. Ho riscoperto il piacere di studiare a lume di candela, per preparare le prossime lezioni…
Nel dramma, sono stato fortunato, vorrei dire benedetto. A parte l'isolamento forzato, non ho avuto altri problemi: ci sono persone che hanno subito notevoli danni all'abitazione, all'automobile o ad altre cose. Ci sono stati anche morti e dispersi, come possiamo leggere sui mezzi di informazione.
Un plauso va a tutti coloro che hanno saputo gestire l'emergenza con prudenza, fortezza ed equilibrio: agli amministratori e ai soccorritori. Grazie.
Una nota di biasimo va a chi lascia crescere la vegetazione (specialmente alberi) in modo selvaggio attorno alle linee elettriche e alle vie di comunicazione.
Un plauso va a tutti coloro che hanno saputo gestire l'emergenza con prudenza, fortezza ed equilibrio: agli amministratori e ai soccorritori. Grazie.
Una nota di biasimo va a chi lascia crescere la vegetazione (specialmente alberi) in modo selvaggio attorno alle linee elettriche e alle vie di comunicazione.
A chiusura di questo breve post, riporto il video con la celebre predica di don Camillo agli alluvionati di Brescello: non credo proprio che un (vero) prete oggi saprebbe fare meglio.
Un abbraccio a tutti, soprattutto agli abitanti delle "terre alte".
A presto!