QUI, ormai qualche tempo fa, avevo accennato all'intestino e a un paio di pubblicazioni divulgative ad esso dedicato, una del professor Moschetta e l'altra della dottoressa Enders.
Pure il buon Dante, nel canto XXVIII dell'Inferno, gli dedica qualche verso (che riporto con un po' di parafrasi):
Eccolo invece rappresentato in una tavola anatomica risalente al Basso Medioevo (che sia opera di Guido da Vigevano?):
In questo post ritorno sul tema, assai cruciale per la nostra esistenza, stimolato da un confronto con un amico, afflitto dal seguente dilemma: "morire dal mal di pancia o dormire con la pancia gonfia? Che sia più nobile nell'animo soffrire le pene di una avversa stitichezza o piuttosto prendere un purgativo contro le coliche, e opponendosi con una bella scarica di diarrea por fine ad essa?". Il dilemma di costui, da scatologico, sembra diventar escatologico...
Come è noto ai salutisti e non solo, le medicine naturali e quella tradizionale pongono l'accento sul rapporto intercorrente tra dieta e salute, che costituiscono un binomio inscindibile. "Il cibo sia la tua medicina e la tua medicina sia il cibo", scriveva Ippocrate.
Vorrei tuttavia aggiungere che l'uomo non è solo ciò che mangia, come voleva Feuerbach, ma è anche ciò che defeca - e quanto e quando e come.
Un transito intestinale sereno e regolare è il pilastro dello star bene sia fisicamente sia nell'umore. E parlo per esperienza (mia e di chi condivide esperienze simili) più che per scienza (non sono medico e non voglio ne posso dare consigli, ricette, teriache o panacee).
È da un po' che ho trovato un equilibrio personale, come posso verificare ogni giorno per via empirica nella posizione celebrata da Auguste Rodin nella sua opera più celebre.
Faccio di tutto per mantenerlo, questo ritrovato equilibrio (dopo un agosto a... pensare!): dieta ferrea, acqua, un ciclo di fermenti due volte l'anno, in corrispondenza dei cambi di stagione (dall'inverno alla primavera e dall'estate all'autunno).
Facendo pubblica ammenda, per stare davvero bene mi mancherebbe solo più movimento - in parole povere: dovrei camminare di più e aspirare a profili addominali meno curvilinei.
Intanto, in giro per il mondo, c'è chi continua a scrutare i segreti dell'intestino. Non più tardi dell'altro ieri, è comparso in letteratura - sul Journal of Physiology - un articolo dedicato alla formazione delle feci nel colon della Cavia, che potete comodamente consultare QUI. Esso è opera del professor Marcello Costa, docente di neurofisiologia, e del collega Nick Spencer, in forza alla Flinders University, in Australia.
I ricercatori evidenziano il complesso ruolo del sistema nervoso enterico, quello che molti chiamano il secondo cervello - e che, secondo la mia modesta e insignificante e sicuramente errata opinione, dovrebbe essere acclamato in realtà come il primo, almeno dal punto di vista evolutivo, visto che le prime reti di neuroni si sono sviluppate attorno alla cavità digerente di invertebrati come le idre e, solo in un successivo passo, si hanno la formazione di gangli e la cefalizzazione, come ebbi modo di accennare più compiutamente QUI, richiamando qualche articolo.
Oltre al sistema nervoso, un ruolo fondamentale gioca la morfologia del cieco - tanto diversa a seconda della dieta dell'animale e del suo posto nella scala dell'evoluzione: trovate QUI quella della Cavia - e probabilmente anche la varietà del microbiota che lo abita: non solo la cosiddetta flora batterica (termine desueto che ci riporta indietro di qualche decennio, quando i Naturalisti classificavano i batteri nel Regno vegetale), ma anche i miceti, i virioni e i protozoi.
Tra i vari microrganismi, l'Escherichia coli è un componente comune del microbiota umano e gli isolati mostrano ruoli probiotici, commensali e patogeni nell'ospite.
I membri di E. coli usano spesso diversi tipi di chimica delle piccole molecole per regolare le interazioni intrabatteriche, intermicrobiche e ospite-batterico.
Come il prof. Barbazza e io abbiamo scritto in una piccola pubblicazione lo scorso anno, che trovate QUI, non dimentichiamo che le cellule comunicano per mezzo di molecole.
Mentre E. coli è considerato un organismo modello ben studiato in biologia, gran parte del suo arsenale chimico è stato definito solo più recentemente e molto resta da esplorare.
QUI Alexandra Gatsios, Chung Sub King e Jason Crowford descrivono i sistemi di segnalazione chimica in E. coli nel contesto del più ampio campo del metabolismo all'interfaccia ospite-batteri e il ruolo di questa segnalazione nella modulazione della malattia a carico del grosso intestino.
A proposito di Australia, di batteri e di malattie a carico del tubo digerente: si è pensato a lungo che lo stress (anzi: il distress) fosse la causa principale delle ulcere gastriche.
Barry Marshall aveva tuttavia una teoria diversa. Sospettava che le ulcere fossero causate da un batterio, l'Helicobacter pylori, che un collega Robin Warren aveva scoperto nei pazienti con ulcera gastrica (e che Giulio Bizzozero aveva scoperto un secolo prima nella mucosa gastrica del cane, come giustamente gli stessi autori ricordano). Marshall non fu in grado di dimostrare la correlazione batterio-ulcera e la sua teoria incontrò resistenza nella comunità scientifica, arroccata sulle posizioni della Tradizione.
Di fronte a tale opposizione, Marshall decise di sperimentare su se stesso, come fecero molti grandi pionieri della medicina e della fisiologia. Dopo aver bevuto uno shottino di Helicobacter pylori in una soluzione di brodo, ha contratto una grave infezione. Ciò fu sufficiente per dimostrare che la sua teoria era corretta; trattò l'infezione con gli antibiotici per debellare il patogeno e nel 2005 condivise con Warren il premio Nobel per la Medicina. Vedremo lunedì 4 ottobre chi lo vincerà nel 2021.