Nella miniatura in alto a sinistra è rappresentato un monaco cantiniere (con le chiavi in mano) che sottrae del vino da una botte mentre ne riempie una brocca. Siamo in Francia, alla fine del XIII secolo. L'immagine è tratta dall'opera del medico Aldobrandino da Siena, "Li Livres dou Santé", Ms Sloane 2435, 44v, British Library, Londra.
Il vino accompagna il genere Homo dall'inizio della sua evoluzione: la storia del vino, infatti, si fa risalire alla preistoria ed è talmente antica da confondersi con la storia stessa dell'uomo.
Le prime prove archeologiche registrate della presenza di Vitis vinifera sono state trovate in siti nell'attuale Cina (intorno al 7000 a.C.), Georgia (6.000 a.C.), Iran (5.000 a.C.), Grecia (4.500 a.C.) e Sicilia (intorno al 6.000 a.C.).
La prima testimonianza della produzione seriale di vino (vinificazione) è stata trovata in Armenia (4.100 aC circa) con la scoperta della più antica cantina di stoccaggio.
Il temporaneo stato alterato di coscienza derivante dal consumo di vino (comunemente noto come ubriachezza) nell'Antichità è sempre stato visto in un contesto religioso.
Nell'antica Grecia, Dioniso era venerato come dio del vino e dell'ebbrezza, mentre nell'antica Roma lo stesso culto veniva trasmesso attraverso la figura di Bacco.
In quantità assai più moderate, il consumo rituale del vino rimase parte integrante della pratica dell'Ebraismo fin dai tempi biblici e, come parte della celebrazione eucaristica (vino della messa che diviene Sangue di Cristo alla consacrazione) per commemorare il sacrificio di Gesù sulla croce, divenne ancor più essenziale per le origini del Cristianesimo e della Chiesa nascente.
San Paolo, ricordando Noé, riprendendo Isaia (Is 28) e scrivendo agli Efesini (Ef 5,18) ammonisce gli ubriachi che non sono ammessi nel Regno dei cieli: ciò ispirerà al Curato d'Ars un'appassionata omelia che leggiamo integralmente QUI.
Sebbene l'Islam proibisse le bevande alcoliche e di conseguenza la produzione e il consumo di vino, durante l'età dell'oro islamica alchimisti come Jabir ibn Hayyan ("Geber") si dimostrarono pionieri nella distillazione del vino sia per scopi medicinali sia industriali: l'etanolo ricavato dal vino era la base per la creazione di profumi.
La produzione e il consumo di vino sono aumentati costantemente dal XV secolo a seguito delle esplorazioni geografiche.
Leggete QUI una bella rassegna di brindisi nel teatro lirico dell'Ottocento italiano, da Rossini (ricordate La Cenerentola? Ascoltate sotto la celebre Aria del cantiniere) a Donizetti, da Verdi a Mascagni; e oltre, fino all'operetta di Lehar e di Strauss, senza dimenticare però l'eccellente marzemino nel secondo atto del Don Giovanni di Mozart.
QUI trovate invece una bella rassegna di dipinti sul vino, ad opera di Jean Marco Palmieri, dall'antico Egitto fino all'arte contemporanea. QUI ci focalizziamo sull'arte tra Ottocento e Novecento e troviamo Manet, mentre per ammirare Cezanne e altri autori possiamo clikkare QUI.
Nonostante la devastazione dovuta alla fillossera (Daktulosphaira vitifoliae) nella seconda metà del XIX secolo, la scienza e la tecnologia moderna hanno adattato la viticoltura e la produzione di vino industriale praticamente in tutto il mondo.
La vigna e il vino sono stati una parte importante delle società fin dai tempi antichi, strettamente legati alle loro economie e alla cultura popolare tradizionale. Sinonimo di festa, ebbrezza e convivialità, il vino ha acquisito una vasta gamma di valori simbolici ed è ancora presente nella maggior parte dei paesi.
La sua esistenza è il risultato di una lunga e ininterrotta tradizione, nonostante qualcuno evidenzi i pericoli per la salute connessi al suo consumo e, facendosi forte di ciò, ceda alla tentazione di spingere il legislatore affinché si giunga presto a una limitazione se non addirittura alla proibizione della produzione, del commercio e del consumo. Sinistre prospettive per gli amanti del bicchiere?
Nessun commento:
Posta un commento