Non molto tempo fa, ho visto un documentario incentrato sul modo con il quale gli alunni raggiungono la scuola in alcuni paesi: Filippine, Vietnam, Indonesia, isole del Pacifico, Ande.
Non ci sono treni o autobus; i ragazzi devono percorrere da soli lunghi tratti a piedi, per sentieri che attraversano foreste o si inerpicano per pareti impervie; oppure devono attraversare ponti di corde o salire su canoe per guadare fiumi o paludi.
Genitori e nonni non li accompagnano: devono arrangiarsi. I più grandi, di solito, si prendono cura dei più piccoli: un gesto che accresce il senso di comunità e di responsabilità.
Il ragazzino nella foto si chiama Juan; è colombiano. Vive con i nonni e sogna di diventare ingegnere. Nello zaino, oltre al materiale per le lezioni, ci sono il pranzo e la divisa scolastica che indosserà prima di entrare in classe. Maglietta e pantaloncini Adidas sono gli stessi che potrebbero essere indossati da un qualsiasi ragazzo italiano.
Al polso, noto un orologio G-Shock - e non uno smartwatch con cui copiare durante le verifiche, il cui uso in ambiente scolastico un qualsivoglia ministro di buona volontà e larghe vedute dovrebbe vietare per legge, laddove un istituto non lo vieti per regolamento interno. Per carità: non vi piace l'opzione G-Shock? Indossate un Rolex, un Breitling, un Tissot, un Patek-Philippe, un Tag Heuer... ma non smartwatch, grazie.
Sette e mezza. Venti minuti ancora e suonerà la prima campanella. Quaderno e penna, alla prima ora c'è fisica: le vacanze sono finite, è ora di cominciare con un bel ripasso di geometria...
... buona scuola a tutti, alunni, docenti e personale ata!
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